A volte mettendo un'“ostia che sanguina” sotto il microscopio e sottoponendola a varie prove si scopre che si tratta di tessuto cardiaco umano (Greg Kandra)
Sì, a volte una presunta “ostia che sanguina” dopo gli esami dovuti non si rivela altro che muffa rossa del pane.
A volte, però, mettendo un’“ostia sanguinante” sotto il microscopio e sottoponendola a varie prove si scopre che si tratta di tessuto cardiaco umano.
Nel 2013 in Polonia è stato dimostrato che un’ostia che sanguinava era proprio questo, come ha annunciato il 17 aprile il vescovo Zbigniew Kiernikowski, della diocesi di Legnica:
“Il 25 dicembre 2013, durante la distribuzione della Santa Comunione, un’ostia consacrata è caduta a terra, e poi è stata raccolta e deposta in un recipiente pieno di acqua (vasculum). Poco dopo sono apparse delle macchie di colore rosso. Il vescovo emerito di Legnica, Stefan Cichy, ha istituito una commissione per studiare il fenomeno. Nel febbraio 2014 un piccolo frammento rosso dell’ostia è stato separato e posto in un corporale. La commissione ha ordinato l’estrazione di alcuni campioni per sottoporli ad analisi rigorose da parte di importanti istituti di ricerca.
Nell’annuncio finale del Dipartimento di Medicina Forense si legge quanto segue: ‘Nell’immagine istopatologica si è scoperto che i frammenti di tessuto contengono parti frammentate di muscolo striato trasversale. (…) L’insieme (…) assomiglia molto al muscolo cardiaco, con le alterazioni che appaiono di frequente durante l’agonia. Gli studi genetici indicano l’origine umana del tessuto’.
Nel gennaio di quest’anno ho presentato la questione alla Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano. Oggi, seguendo le indicazioni della Santa Sede, ho ordinato al vicario parrocchiale Andrzej Ziombro di preparare un luogo adeguato per l’esposizione della reliquia, di modo che i fedeli possano esprimere la propria adorazione in maniera appropriata”.
Un meraviglioso dono per la Polonia e per i tanti pellegrini che si recheranno nel Paese per la Giornata Mondiale della Gioventù o per iniziativa personale in questo Anno della Misericordia.
di Benedetta Frigerio
L'ostia eucaristica si è trasformata nel muscolo di un cuore che presentava segni di grande patimento, dimostrando la realtà di quanto avviene ogni domenica durante la celebrazione della Messa e che le parole di Cristo nel Vangelo non sono una metafora: «Questo è il mio corpo» e «questo è il mio sangue». E' il miracolo accaduto in Polonia nel 2013, ma confermato solo domenica scorsa dalla Congregazione per la dottrina della fede che lo ha riconosciuto permettendo il culto del frammento reliquiario. Colpisce che la soprannaturalità sia stata confermata proprio una settimana dopo la pubblicazione dell'esortazione apostolica Amoris Laetitia e nel bel mezzo del dibattito e della confusione sulle nuove possibili aperture alla Comunione per i divorziati risposati.
Il processo di verifica era infatti cominciato il 25 dicembre di due anni fa, nella diocesi di Legnica, dopo che un'ostia consacrata era caduta a terra. Raccolta e poi posta nell'acqua, anziché sciogliersi, aveva rilasciato un liquido rosso che pareva sangue. Zbigniew Kiernikowski, vescovo della diocesi, ha spiegato che due mesi dopo, nel febbraio del 2014, il vescovo emerito Stefan Cichy aveva istituito una commissione per studiare il fenomeno: «Un piccolo frammento rosso dell'ostia è stato separato e posto in un corporale. La commissione ha ordinato l'estrazione di alcuni campioni per sottoporli ad analisi rigorose da parte di importanti istituti di ricerca». I risultati finali hanno attestato che «nell'immagine istopatologica è stato riscontrato che i frammenti di tessuto contengono parti frammentate di muscolo striato trasversale. Assomiglia molto al muscolo cardiaco, con alterazioni che appaiono di frequente durante l'agonia. Gli studi genetici indicano l'origine umana del tessuto».
Dopo averli ricevuti lo scorso gennaio e dopo averli valutati, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ordinato di preparare un luogo adeguato per l’esposizione della reliquia, «affinché i fedeli possano esprimere la propria adorazione in maniera appropriata», ha precisato Kiernikowski. Questo sarebbe quindi il secondo miracolo eucaristico consecutivo con cui Bergoglio è venuto a contatto da vicino dopo quello avvenuto il 15 agosto 1996 a Buenos Aires, quando era vescovo ausiliare della diocesi, consentendo solo dopo alcuni anni le analisi su una particola che a contatto con l'acqua non si era sciolta. I campioni furono inviati a New York in uno dei centri di analisi più noti degli Stati Uniti. Fu il dottor Frederic Zugibe, della Columbia University, a dare i risultati il 26 marzo 2005 pur senza conoscere l'origine dei campioni. Il medico spiegò che «il materiale analizzato è un frammento del muscolo cardiaco tratto dalla parete del ventricolo sinistro in prossimità delle valvole» e che «il muscolo cardiaco in esame è in una condizione infiammatoria e contiene un gran numero di globuli bianchi. Ciò indica che il cuore era vivo al momento del prelievo visto che i globuli bianchi, al di fuori di un organismo vivente, muoiono. Per di più, questi globuli bianchi sono penetrati nel tessuto, ciò indica che il cuore aveva subito un grave stress, come se il proprietario fosse stato picchiato duramente sul petto». Quando al dottor Zugibe fu spiegato che il campione era il frammento di un'ostia consacrata, dichiarò: «Come e perché un’Ostia consacrata possa mutare e diventare la carne e il sangue di un essere umano vivente rimane un mistero inspiegabile per la scienza, un mistero al di fuori della sua competenza».
Che lo stesso miracolo sia accaduto proprio ora è dunque un dono immenso per la Chiesa, anche perché in Polonia si terrà la prossima giornata mondiale della gioventù. Ma soprattutto perché si tratta di un grande richiamo al valore di quello che succede ogni volta che un fedele si accosta alla Comunione, motivo per cui se è impossibile ricevere in piena purezza il corpo di Cristo, la Chiesa chiede la confessione dai peccati mortali e il proponimento di non ripeterli. Altrimenti, dice San Paolo nel Vangelo, si «mangia e beve la propria condanna». Perché quella è davvero la carne senza macchia di Dio che ogni giorno sceglie di soffrire tutte le pene del mondo per salvarci dal nostro peccato.
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