Riprendiamo dopo qualche tempo il nostro viaggio alla scoperta delle preghiere del cristiano, oggi incontriamo una meravigliosa preghiera di Maria Santissima. Magnificat è infatti la prima parola del cantico di ringraziamento e di gioia che Maria pronuncia rispondendo al saluto della cugina Elisabetta, al momento del loro incontro (Visitazione - Lc1,46-55). Dopo la preghiera un commento al cantico di Papa Giovanni Paolo II contenuto nella Lettera Enciclica Redemptoris Mater, 37.
“Magnificat”
L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre.”
Nel «Magnificat» Maria celebra
l'opera mirabile di Dio
(Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris Mater, 37)
1. Ispirandosi alla tradizione veterotestamentaria, col cantico del Magnificat Maria celebra le meraviglie compiute in lei da Dio. Il cantico è la risposta della Vergine al mistero dell'Annunciazione: l'angelo l'aveva invitata alla gioia, ora Maria esprime l'esultanza del suo spirito in Dio salvatore. La sua gioia nasce dall'aver fatto l'esperienza personale dello sguardo benevolo rivolto da Dio a lei, creatura povera e senza influsso nella storia.
Con l'espressione Magnificat, versione latina di un vocabolo greco dello stesso significato, viene celebrata la grandezza di Dio, che con l'annuncio dell'angelo rivela la sua onnipotenza, superando attese e speranze del popolo dell'Alleanza e anche i più nobili desideri dell'anima umana.
Di fronte al Signore, potente e misericordioso, Maria esprime il sentimento della propria piccolezza: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva» (Lc 1,47-48). Il termine greco «tapeinosis» è probabilmente mutuato dal cantico di Anna, madre di Samuele. In esso sono indicate l'«umiliazione» e la «miseria» di una donna sterile (cf. 1Sam 1,11), che affida la sua pena al Signore. Con simile espressione Maria rende nota la sua situazione di povertà e la consapevolezza di essere piccola davanti a Dio che, con decisione gratuita, ha posato lo sguardo su di Lei, umile ragazza di Nazareth, chiamandola a divenire la Madre del Messia.
2. Le parole «d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48) prendono avvio dal fatto che Elisabetta per prima abbia proclamato Maria «beata» (Lc 1,45). Non senza audacia, il cantico predice che la stessa proclamazione si andrà estendendo ed ampliando con un dinamismo inarrestabile. Allo stesso tempo, esso testimonia la speciale venerazione per la Madre di Gesù, presente nella Comunità cristiana sin dal primo secolo. Il Magnificat costituisce la primizia delle varie espressioni di culto, trasmesse da una generazione all'altra, con cui la Chiesa manifesta il suo amore alla Vergine di Nazareth.
3. «Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono» (Lc 1,49-50).
Che cosa sono le «grandi cose» operate in Maria dall'Onnipotente?
L'espressione ricorre nell'Antico Testamento per indicare la liberazione del popolo d'Israele dall'Egitto o da Babilonia. Nel Magnificat essa si riferisce all'evento misterioso del concepimento verginale di Gesù, avvenuto a Nazareth dopo l'annuncio dell'angelo.
Nel Magnificat, cantico veramente teologico perché rivela l'esperienza del volto di Dio compiuta da Maria, Dio non è soltanto l'Onnipotente al quale nulla è impossibile, come aveva dichiarato Gabriele (cf. Lc 1,37), ma anche il Misericordioso, capace di tenerezza e fedeltà verso ogni essere umano.
4. «Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,51-53).
Con la sua lettura sapienziale della storia, Maria ci introduce a scoprire i criteri del misterioso agire di Dio. Egli, capovolgendo i giudizi del mondo, viene in soccorso dei poveri e dei piccoli, a scapito dei [641] ricchi e dei potenti e, in modo sorprendente, colma di beni gli umili, che gli affidano la loro esistenza.1
Queste parole del cantico, mentre ci mostrano in Maria un concreto e sublime modello, ci fanno capire che è soprattutto l'umiltà del cuore ad attrarre la benevolenza di Dio.
5. Infine, il cantico esalta il compimento delle promesse e la fedeltà di Dio verso il popolo eletto: «Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre» (Lc 1,54-55).
Colmata di doni divini, Maria non ferma il suo sguardo al suo caso personale, ma capisce come questi doni siano una manifestazione della misericordia di Dio per tutto il suo popolo. In lei Dio compie le sue promesse con una fedeltà e generosità sovrabbondante.
Ispirato all'Antico Testamento ed alla spiritualità della figlia di Sion, il Magnificat supera i testi profetici che sono alla sua origine, rivelando nella «piena di grazia» l'inizio di un intervento divino che va ben oltre le speranze messianiche d'Israele: il mistero santo dell'Incarnazione del Verbo.
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