domenica 29 settembre 2013

Leggiamo il Vangelo della Domenica - Lazzaro e il ricco Epulone - Luca 16,19-31 (29 Settembre 2013)

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«Il povero fu portato dagli angeli nel seno di Abramo,

il ricco nell’inferno tra i tormenti». (Lc 16,22-23)

Vangelo Lc 16,19-31
Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni,
e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato,
tu invece sei in mezzo ai tormenti.

+Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:

«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.

Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.

Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.

E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».




LETTURE

Prima Lettura Am 6,1a.4-7
Ora cesserà l’orgia dei dissoluti.

Dal libro del profeta Amos

Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa,
come Davide improvvisano su strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l’orgia dei dissoluti.

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Seconda Lettura 1 Tm 6,11-16
Conserva il comandamento
fino alla manifestazione del Signore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.

Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.

giovedì 26 settembre 2013

Messaggio di #Medjugorje del 25 Settembre 2013

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Il messaggio mensile di Medjugorje affidato alla veggente Marija.

Messaggio di Medjugorje del 25 Settembre 2013

"Cari figli! Anche oggi vi invito alla preghiera. Il vostro rapporto con la preghiera sia quotidiano. La preghiera opera miracoli in voi e attraverso di voi, perciò figlioli la preghiera sia gioia per voi. Allora il vostro rapporto con la vita sarà più profondo e più aperto e comprenderete che la vita è un dono per ciascuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”





Per approfondimenti e commenti al messaggio vi invito come sempre a visitare il sito di Radio Maria

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Udienza Generale - Credo la Chiesa, una! - #PapaFrancesco (25 Settembre 2013)

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UDIENZA GENERALE

Credo la Chiesa, una.
Piazza San Pietro
Mercoledì, 25 settembre 2013




Cari fratelli e sorelle, buongiorno,

nel «Credo» noi diciamo «Credo la Chiesa, una», professiamo cioè che la Chiesa è unica e questa Chiesa è in se stessa unità. Ma se guardiamo alla Chiesa Cattolica nel mondo scopriamo che essa comprende quasi 3.000 diocesi sparse in tutti i Continenti: tante lingue, tante culture! Qui ci sono Vescovi di tante culture diverse, di tanti Paesi. C'è il Vescovo dello Sri Lanka, il Vescovo del Sud Africa, un Vescovo dell'India, ce ne sono tanti qui… Vescovi dell'America Latina. La Chiesa è sparsa in tutto il mondo! Eppure le migliaia di comunità cattoliche formano un’unità. Come può avvenire questo?

1. Una riposta sintetica la troviamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che afferma: la Chiesa Cattolica sparsa nel mondo «ha una sola fede, una sola vita sacramentale, un’unica successione apostolica, una comune speranza, la stessa carità» (n. 161). E' una bella definizione, chiara, ci orienta bene. Unità nella fede, nella speranza, nella carità, unità nei Sacramenti, nel Ministero: sono come pilastri che sorreggono e tengono insieme l’unico grande edificio della Chiesa. Dovunque andiamo, anche nella più piccola parrocchia, nell’angolo più sperduto di questa terra, c’è l’unica Chiesa; noi siamo a casa, siamo in famiglia, siamo tra fratelli e sorelle. E questo è un grande dono di Dio!  La Chiesa è una sola per tutti. Non c’è una Chiesa per gli Europei, una per gli Africani, una per gli Americani, una per gli Asiatici, una per chi vive in Oceania, no, è la stessa ovunque. E’ come in una famiglia: si può essere lontani, sparsi per il mondo, ma i legami profondi che uniscono tutti i membri della famiglia rimangono saldi qualunque sia la distanza. Penso, per esempio, all’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro: in quella sterminata folla di giovani sulla spiaggia di Copacabana, si sentivano parlare tante lingue, si vedevano tratti del volto molto diversi tra loro, si incontravano culture diverse, eppure c’era una profonda unità, si formava un’unica Chiesa, si era uniti e lo si sentiva. Chiediamoci tutti: io come cattolico, sento questa unità? Io come cattolico, vivo questa unità della Chiesa? Oppure non mi interessa, perché sono chiuso nel mio piccolo gruppo o in me stesso? Sono di quelli che “privatizzano” la Chiesa per il proprio gruppo, la propria Nazione, i propri amici? E' triste trovare una Chiesa “privatizzata” per questo egoismo e questa mancanza di fede. E' triste! Quando sento che tanti cristiani nel mondo soffrono, sono indifferente o è come se soffrisse uno di famiglia? Quando penso o sento dire che tanti cristiani sono perseguitati e danno anche la vita per la propria fede, questo tocca il mio cuore o non mi arriva? Sono aperto a quel fratello o a quella sorella della famiglia che sta dando la vita per Gesù Cristo? Preghiamo gli uni per gli altri? Vi faccio una domanda, ma non rispondete a voce alta, soltanto nel cuore: quanti di voi pregano per i cristiani che sono perseguitati? Quanti? Ognuno risponda nel cuore. Io prego per quel fratello, per quella sorella che è in difficoltà, per confessare e difendere la sua fede? E’ importante guardare fuori dal proprio recinto, sentirsi Chiesa, unica famiglia di Dio!

2. Facciamo un altro passo e domandiamoci: ci sono delle ferite a questa unità? Possiamo ferire questa unità? Purtroppo, noi vediamo che nel cammino della storia, anche adesso, non sempre viviamo l’unità. A volte sorgono incomprensioni, conflitti, tensioni, divisioni, che la feriscono, e allora la Chiesa non ha il volto che vorremmo, non manifesta la carità, quello che vuole Dio. Siamo noi a creare lacerazioni! E se guardiamo alle divisioni che ancora ci sono tra i cristiani, cattolici, ortodossi, protestanti… sentiamo la fatica di rendere pienamente visibile questa unità. Dio ci dona l’unità, ma noi spesso facciamo fatica a viverla. Occorre cercare, costruire la comunione, educare alla comunione, a superare incomprensioni e divisioni, incominciando dalla famiglia, dalle realtà ecclesiali, nel dialogo ecumenico pure. Il nostro mondo ha bisogno di unità, è un'epoca in cui tutti abbiamo bisogno di unità, abbiamo bisogno di riconciliazione, di comunione e la Chiesa è Casa di comunione. San Paolo diceva ai cristiani di Efeso: «Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace» (4, 1-3). Umiltà, dolcezza, magnanimità, amore per conservare l’unità! Queste, queste sono le strade, le vere strade della Chiesa. Sentiamole una volta in più. Umiltà contro la vanità, contro la superbia, umiltà, dolcezza, magnanimità, amore per conservare l'unità. E continuava Paolo: un solo corpo, quello di Cristo che riceviamo nell’Eucaristia; un solo Spirito, lo Spirito Santo che anima e continuamente ricrea la Chiesa; una sola speranza, la vita eterna; una sola fede, un solo Battesimo, un solo Dio, Padre di tutti (cfr vv. 4-6). La ricchezza di ciò che ci unisce! E questa è una vera ricchezza: ciò che ci unisce, non ciò che ci divide. Questa è la ricchezza della Chiesa! Ognuno si chieda oggi: faccio crescere l’unità in famiglia, in parrocchia, in comunità, o sono un chiacchierone, una chiacchierona. Sono motivo di divisione, di disagio? Ma voi non sapete il male che fanno alla Chiesa, alle parrocchie, alle comunità, le chiacchiere! Fanno male! Le chiacchiere feriscono. Un cristiano prima di chiacchierare deve mordersi la lingua! Sì o no? Mordersi la lingua: questo ci farà bene, perché la lingua si gonfia e non può parlare e non può chiacchierare. Ho l’umiltà di ricucire con pazienza, con sacrificio, le ferite alla comunione?

3. Infine l’ultimo passo più in profondità. E, questa è una domanda bella: chi è il motore di questa unità della Chiesa? E’ lo Spirito Santo che tutti noi abbiamo ricevuto nel Battesimo e anche nel Sacramento della Cresima. E' lo Spirito Santo. La nostra unità non è primariamente frutto del nostro consenso, o della democrazia dentro la Chiesa, o del nostro sforzo di andare d’accordo, ma viene da Lui che fa l’unità nella diversità, perché lo Spirito Santo è armonia, sempre fa l'armonia nella Chiesa. E' un'unità armonica in tanta diversità di culture, di lingue e di pensiero. E' lo Spirito Santo il motore. Per questo è importante la preghiera, che è l’anima del nostro impegno di uomini e donne di comunione, di unità. La preghiera allo Spirito Santo, perché venga e faccia l'unità nella Chiesa.

Chiediamo al Signore: Signore, donaci di essere sempre più uniti, di non essere mai strumenti di divisione; fa’ che ci impegniamo, come dice una bella preghiera francescana, a portare l’amore dove c’è odio, a portare il perdono dove c’è offesa, a portare l’unione dove c’è discordia. Così sia.

domenica 22 settembre 2013

Leggiamo il Vangelo della Domenica - "Non potete servire a Dio e mammona" - Luca 16,1-13 (22 Settembre 2013)

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«Non potete servire a Dio e a mammona»,
dice il Signore. (Lc 16,13)


Vangelo Lc 16,1-13
Non potete servire Dio e la ricchezza.

+Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:

«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.

L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.

Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.

Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».


LETTURE

Prima Lettura Am 8,4-7
Contro coloro che comprano con denaro
gli indigenti.

Dal libro del profeta Amos

Il Signore mi disse:

«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».

Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».


Seconda Lettura 1 Tm 2,1-8
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio
il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.

Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.

Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

giovedì 19 settembre 2013

Udienza Generale - La Chiesa come Madre - #PapaFrancesco (Mercoledì, 18 settembre 2013)

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UDIENZA GENERALE

La Chiesa come Madre 
Piazza San Pietro
Mercoledì, 18 settembre 2013



Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi ritorno ancora sull’immagine della Chiesa come madre. A me piace tanto questa immagine della Chiesa come madre. Per questo ho voluto ritornarvi, perché questa immagine mi sembra che ci dica non solo come è la Chiesa, ma anche quale volto dovrebbe avere sempre di più la Chiesa, questa nostra madre Chiesa.    

Vorrei sottolineare tre cose, sempre guardando alle nostre mamme, a tutto quello che fanno, che vivono, che soffrono per i propri figli, continuando quello che ho detto mercoledì scorso. Io mi domando: che cosa fa una mamma?      

1. Prima di tutto insegna a camminare nella vita, insegna ad andare bene nella vita, sa come orientare i figli, cerca sempre di indicare la strada giusta nella vita per crescere e diventare adulti. E lo fa con tenerezza, con affetto, con amore, sempre anche quando cerca di raddrizzare il nostro cammino perché sbandiamo un poco nella vita o prendiamo strade che portano verso un burrone. Una mamma sa che cosa è importante perché un figlio cammini bene nella vita, e non l’ha imparato dai libri, ma l’ha imparato dal proprio cuore. L’Università delle mamme è il loro cuore! Lì imparano come portare avanti i propri figli.    

La Chiesa fa la stessa cosa: orienta la nostra vita, ci dà degli insegnamenti per camminare bene. Pensiamo ai dieci Comandamenti: ci indicano una strada da percorrere per maturare, per avere dei punti fermi nel nostro modo di comportarci. E sono frutto della tenerezza, dell’amore stesso di Dio che ce li ha donati. Voi potrete dirmi: ma sono dei comandi! Sono un insieme di “no”! Io vorrei invitarvi a leggerli – forse li avete un po’ dimenticati – e poi di pensarli in positivo. Vedrete che riguardano il nostro modo di comportarci verso Dio, verso noi stessi e verso gli altri, proprio quello che ci insegna una mamma per vivere bene. Ci invitano a non farci idoli materiali che poi ci rendono schiavi, a ricordarci di Dio, ad avere rispetto per i genitori, ad essere onesti, a rispettare l’altro… Provate a vederli così e a considerarli come se fossero le parole, gli insegnamenti che dà la mamma per andare bene nella vita. Una mamma non insegna mai ciò che è male, vuole solo il bene dei figli, e così fa la Chiesa.      

2. Vorrei dirvi una seconda cosa: quando un figlio cresce, diventa adulto, prende la sua strada, si assume le sue responsabilità, cammina con le proprie gambe, fa quello che vuole, e, a volte, capita anche di uscire di strada, capita qualche incidente. La mamma sempre, in ogni situazione, ha la pazienza di continuare ad accompagnare i figli. Ciò che la spinge è la forza dell’amore; una mamma sa seguire con discrezione, con tenerezza il cammino dei figli e anche quando sbagliano trova sempre il modo per comprendere, per essere vicina, per aiutare. Noi – nella mia terra – diciamo che una mamma sa “dar la cara”. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che una mamma sa  “metterci la faccia” per i propri figli, cioè è spinta a difenderli, sempre. Penso alle mamme che soffrono per i figli in carcere o in situazioni difficili: non si domandano se siano colpevoli o no, continuano ad amarli e spesso subiscono umiliazioni, ma non hanno paura, non smettono di donarsi.

La Chiesa è così, è una mamma misericordiosa, che capisce, che cerca sempre di aiutare, di incoraggiare anche di fronte ai suoi figli che hanno sbagliato e che sbagliano, non chiude mai le porte della Casa; non giudica, ma offre il perdono di Dio, offre il suo amore che invita a riprendere il cammino anche a quei suoi figli che sono caduti in un baratro profondo, la Chiesa non ha paura di entrare nella loro notte per dare speranza; la Chiesa non ha paura di entrare nella nostra notte quando siamo nel buio dell’anima e della coscienza, per darci speranza! Perché la Chiesa è madre!

3. Un ultimo pensiero. Una mamma sa anche chiedere, bussare ad ogni porta per i propri figli, senza calcolare, lo fa con amore. E penso a come le mamme sanno bussare anche e soprattutto alla porta del cuore di Dio! Le mamme pregano tanto per i propri figli, specialmente per quelli più deboli, per quelli che hanno più bisogno, per quelli che nella vita hanno preso vie pericolose o sbagliate. Poche settimane fa ho celebrato nella chiesa di sant’Agostino, qui a Roma, dove sono conservate le reliquie della madre, santa Monica. Quante preghiere ha elevato a Dio quella santa mamma per il figlio, e quante lacrime ha versato! Penso a voi, care mamme: quanto pregate per i vostri figli, senza stancarvi! Continuate a pregare, ad affidare i vostri figli a Dio; Lui ha un cuore grande! Bussate alla porta del cuore di Dio con la preghiera per i figli.

E così fa anche la Chiesa: mette nelle mani del Signore, con la preghiera, tutte le situazioni dei suoi figli. Confidiamo nella forza della preghiera di Madre Chiesa: il Signore non rimane insensibile. Sa sempre stupirci quando non ce l’aspettiamo. La Madre Chiesa lo sa!

Ecco, questi erano i pensieri che volevo dirvi oggi: vediamo nella Chiesa una buona mamma che ci indica la strada da percorrere nella vita, che sa essere sempre paziente, misericordiosa, comprensiva, e che sa metterci nelle mani di Dio.




Appello


Ogni anno, il 21 settembre, le Nazioni Unite celebrano la «Giornata Internazionale della Pace», ed il Consiglio Ecumenico delle Chiese si appella ai suoi membri affinché in tale giorno preghino per la pace. Invito i cattolici di tutto il mondo ad unirsi agli altri cristiani per continuare ad implorare da Dio il dono della pace nei luoghi più tormentati del nostro pianeta. Possa la pace, dono di Gesù, abitare sempre nei nostri cuori e sostenere i propositi e le azioni dei responsabili delle Nazioni e di tutti gli uomini di buona volontà. Impegniamoci tutti a incoraggiare gli sforzi per una soluzione diplomatica e politica dei focolai di guerra che ancora preoccupano. Il mio pensiero va specialmente alla cara popolazione siriana, la cui tragedia umana può essere risolta solo con il dialogo e la trattativa, nel rispetto della giustizia e della dignità di ogni persona, specialmente i più deboli e indifesi.

mercoledì 18 settembre 2013

Mezzi della Grazia - Orazione o mezzo impetrativo - Capo unico

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PARTE III 
MEZZI DELLA GRAZIA 

Sezione II - ORAZIONE o mezzo impetrativo

Capo unico

Chiedete e vi sarà dato cercate e troverete; picchiate, e vi si aprirà. Luc., XI, 9. In verità, in verità vi dico: quanto domanderete al Padre in nome mio, ve lo concederà. Giov., XVI, 23.



414 Che cos'è l'orazione?
L'orazione é una pia elevazione dell'anima a Dio per ben conoscerlo, adorarlo, ringraziarlo e domandargli quanto ci bisogna.

415. Di quante specie è l'orazione?
L'orazione è di due specie: mentale e vocale.

416. Qual è l'orazione mentale?
L'orazione mentale e quella che si fa con la sola mente e col cuore: tali sono la meditazione delle verità cristiane, e la contemplazione.

417. Qual è l'orazione vocale?
L'orazione vocale, detta più comunemente preghiera, é quella che si fa con le parole accompagnate dalla mente e dal cuore.

418. Come si deve pregare?
Si deve pregare riflettendo che stiamo alla presenza dell'infinita maestà di Dio e abbiamo bisogno della sua misericordia; perciò dobbiamo essere umili, attenti e devoti.

419. E' necessario pregare?
E' necessario pregare, e pregare spesso, perché Dio lo comanda, e, ordinariamente, solo se si prega, Egli concede le grazie spirituali e temporali.

420. Perchè Dio concede le grazie che domandiamo?
Dio concede le grazie che domandiamo, perché Egli, che é fedelissimo, ha promesso di esaudirci se lo preghiamo con fiducia e perseveranza nel nome di Gesù Cristo.

421. Perchè dobbiamo pregar Dio nel nome di Gesù Cristo?
Dobbiamo pregar Dio nel nome di Gesù Cristo, perchè solo da Lui, suo Figliuolo e unico Mediatore tra Dio e gli uomini, hanno valore le nostre preghiere e opere buone; perciò la Chiesa suol terminare le orazioni con queste o equivalenti parole per il tuo Figliuolo Gesù Cristo, Nostro Signore. 

422. Perché non siamo sempre esauditi nelle nostre preghiere?
Non siamo sempre esauditi nelle nostre preghiere, o perchè preghiamo male, o perchè domandiamo cose non utili al nostro vero bene, cioè al bene spirituale.

423. Quali cose dobbiamo chiedere a Dio?
Dobbiamo chiedere a Dio la gloria sua, e per noi la vita eterna e 1e grazie anche temporali, come ci ha insegnato Gesù Cristo nel Pater Noster.

424. Che cos'è il « Pater Noster » ?
Il Pater Noster è la preghiera insegnata e raccomandata da Gesù Cristo, la quale perciò si dice Orazione domenicale o de1 Signore, ed é la più eccellente di tutte.

425. Perché il « Pater noster » é la preghiera più eccellente?
Il Pater Nnoster é la preghiera più eccellente, perchè è uscita dalla mente e dal Cuore di Gesù, e racchiude in sette brevi domande ciò che dobbiamo chiedere a Dio come suoi figliuoli e come fratelli tra noi.

426. Che cosa dobbiamo chiedere come buoni figliuoli di Dio?
Come buoni figliuoli di Dio dobbiamo chiedere che in tutto il mondo si conosca e si onori il suo nome e si propaghi il suo regno, la Chiesa, e che da tutti si compia la sua santissima volontà: e questo si chiede nelle prime tre domande del Pater noster.

427. Come fratelli tra noi che cosa dobbiamo chiedere?
Come fratelli tra noi dobbiamo chiedere il nutrimento corporale e spirituale, il perdono dei peccati, la difesa dalle tentazioni e la liberazione dal male: e questo si chiede, per noi e per tutti gli uomini, nelle ultime quattro domande del Pater noster.

428. Gesù Cristo perchè ci fa invocar Dio come « Padre nostro»?
Gesù Cristo ci fa invocar Dio come Padre nostro per ricordarci che Dio è veramente padre di tutti, specialmente di noi cristiani che, nel Battesimo, fummo adottati da Lui come figli suoi; e per ispirarci verso di Lui grande amore. e fiducia.

429. Se Dio ascolta chi prega bene, perchè invochiamo anche la Madonna, gli Angeli e i Santi?
Invochiamo anche la Madonna, gli Angeli e i Santi perché, essendo cari al Signore e pietosi verso di noi, ci aiutino nelle nostre domande con la loro potente intercessione.

430 Gli Angeli, i Santi e 1a Madonna, perchè sono potenti intercessori presso Dio?
Gli Angeli e i Santi sono potenti intercessori presso Dio, perchè suoi servi fedeli, anzi amici prediletti; la Madonna è potentissima, perché Madre di Dio e piena di grazia, perciò la invochiamo così spesso, tanto più che da Gesù Cristo ci fu lasciata per Madre.

431. Con qual preghiera specialmente, invochiamo noi la Madonna?
Noi invochiamo 1a Madonna specialmente con l'Ave Maria o Salutazione angelica, detta così, perché comincia col saluto che le fece l'Arcangelo Gabriele annunziandole che era eletta Madre di Dio.

432. Che cosa domandiamo alla Madonna con 1'« Ave Maria »?
Con 1'Ave Maria domandiamo alla Madonna la sua materna intercessione per noi in vita e in morte.

433. L'invocare la Madonna e i Santi non dimostra forse sfiducia in Gesù Cristo, l'unico Mediatore, quasi non bastino i meriti di Lui ad ottenerci le grazie?
L'invocare la Madonna e i Santi non dimostra nessuna sfiducia in Gesù Cristo, l'unico Mediatore; al contrario una fede maggiore nei meriti di Lui, tanto grandi ed efficaci, che per essi, e solo per essi, la Madonna e i Santi hanno da Dio la grazia, i meriti e la potenza d'intercessione.

PREGHIAMO
Signore, insegnaci a pregare.
La tua misericordia, o Signore, sia aperta alle nostre preghiere, e, perchè tu ci conceda quanto domandiamo, facci sempre chiedere ciò che a te piace.
O Signore Gesù Cristo, che nel Getsemani, con la parola e cos l'esempio, c'insegnasti a pregare per vincere i pericoli delle tentazioni, pietosamente concedi che noi, stando sempre intenti alla orazione, meritiamo di conseguirne i frutti abbondanti. Così sia.



Catechismo di Pio X - Indice 

domenica 15 settembre 2013

Leggiamo il Vangelo della Domenica - Ci sarà gioia in Cielo per un solo peccatore che si converte. Il buon pastore. Lc 15,1-32 (15 Settembre 2013)

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«Facciamo festa, perché mio figlio era morto
ed è tornato in vita, era perduto
ed è stato ritrovato». (Lc 15,24)

Vangelo Lc 15,1-32
Ci sarà gioia in cielo
per un solo peccatore che si converte.

+Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».


LETTURE

Prima Lettura Es 32,7-11.13-14
Il Signore si penti del male
che aveva minacciato di fare al suo popolo.

Dal libro dell'Esòdo

In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”».

Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».

Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”».

Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

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Seconda Lettura 1 Tm 1,12-17
Cristo è venuto per salvare i peccatori.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Figlio mio, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.

Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.

Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

giovedì 12 settembre 2013

Udienza Generale - La Chiesa Madre dei cristiani. #PapaFrancesco. (11 Settembre 2013)

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Riprendono le catechesi del Santo Padre sulla Chiesa, in occasione dell'Anno della Fede:

UDIENZA GENERALE

La Chiesa Madre dei cristiani
Piazza San Pietro
Mercoledì, 11 settembre 2013



Cari fratelli e sorelle, buongiorno!


riprendiamo oggi le catechesi sulla Chiesa in questo "Anno della fede". Tra le immagini che il Concilio Vaticano II ha scelto per farci capire meglio la natura della Chiesa, c’è quella della "madre": la Chiesa è nostra madre nella fede, nella vita soprannaturale (cfr. Cost. dogm. Lumen gentium, 6.14.15.41.42). E’ una delle immagini più usate dai Padri della Chiesa nei primi secoli e penso possa essere utile anche per noi. Per me è una delle immagini più belle della Chiesa: la Chiesa madre! In che senso e in che modo la Chiesa è madre? Partiamo dalla realtà umana della maternità: che cosa fa una mamma?

1. Anzitutto una mamma genera alla vita, porta nel suo grembo per nove mesi il proprio figlio e poi lo apre alla vita, generandolo. Così è la Chiesa: ci genera nella fede, per opera dello Spirito Santo che la rende feconda, come la Vergine Maria. La Chiesa e la Vergine Maria sono mamme, ambedue; quello che si dice della Chiesa si può dire anche della Madonna e quello che si dice della Madonna si può dire anche della Chiesa! Certo la fede è un atto personale: «io credo», io personalmente rispondo a Dio che si fa conoscere e vuole entrare in amicizia con me (cfr Enc. Lumen fidei, n. 39). Ma la fede io la ricevo da altri, in una famiglia, in una comunità che mi insegna a dire «io credo», «noi crediamo». Un cristiano non è un’isola! Noi non diventiamo cristiani in laboratorio, noi non diventiamo cristiani da soli e con le nostre forze, ma la fede è un regalo, è un dono di Dio che ci viene dato nella Chiesa e attraverso la Chiesa. E la Chiesa ci dona la vita di fede nel Battesimo: quello è il momento in cui ci fa nascere come figli di Dio, il momento in cui ci dona la vita di Dio, ci genera come madre. Se andate al Battistero di San Giovanni in Laterano, presso la cattedrale del Papa, all’interno c’è un’iscrizione latina che dice più o meno così: "Qui nasce un popolo di stirpe divina, generato dallo Spirito Santo che feconda queste acque; la Madre Chiesa partorisce i suoi figli in queste onde". Questo ci fa capire una cosa importante: il nostro far parte della Chiesa non è un fatto esteriore e formale, non è compilare una carta che ci danno, ma è un atto interiore e vitale; non si appartiene alla Chiesa come si appartiene ad una società, ad un partito o ad una qualsiasi altra organizzazione. Il legame è vitale, come quello che si ha con la propria mamma, perché, come afferma sant’Agostino, "la Chiesa è realmente madre dei cristiani" (De moribus Ecclesiae, I,30,62-63:PL32,1336). Chiediamoci: come vedo io la Chiesa? Se sono riconoscente anche ai miei genitori perché mi hanno dato la vita, sono riconoscente alla Chiesa perché mi ha generato nella fede attraverso il Battesimo? Quanti cristiani ricordano la data del proprio Battesimo? Io vorrei fare questa domanda qui a voi, ma ognuno risponda nel suo cuore: quanti di voi ricordano la data del proprio Battesimo? Alcuni alzano le mani, ma quanti non ricordano! Ma la data del Battesimo è la data della nostra nascita alla Chiesa, la data nella quale la nostra mamma Chiesa ci ha partorito! E adesso vi lascio un compito da fare a casa. Quando oggi tornate a casa, andate a cercare bene qual’è la data del vostro Battesimo, e questo per festeggiarla, per ringraziare il Signore di questo dono. Lo farete? Amiamo la Chiesa come si ama la propria mamma, sapendo anche comprendere i suoi difetti? Tutte le mamme hanno difetti, tutti abbiamo difetti, ma quando si parla dei difetti della mamma noi li copriamo, li amiamo così. E la Chiesa ha pure i suoi difetti: la amiamo così come la mamma, la aiutiamo ad essere più bella, più autentica, più secondo il Signore? Vi lascio queste domande, ma non dimenticate i compiti: cercare la data del vostro Battesimo per averla nel cuore e festeggiarla.

2. Una mamma non si limita a dare la vita, ma con grande cura aiuta i suoi figli a crescere, dà loro il latte, li nutre, insegna il cammino della vita, li accompagna sempre con le sue attenzioni, con il suo affetto, con il suo amore, anche quando sono grandi. E in questo sa anche correggere, perdonare, comprendere, sa essere vicina nella malattia, nella sofferenza. In una parola, una buona mamma aiuta i figli a uscire da se stessi, a non rimanere comodamente sotto le ali materne, come una covata di pulcini sta sotto le ali della chioccia. La Chiesa come buona madre fa la stessa cosa: accompagna la nostra crescita trasmettendo la Parola di Dio, che è una luce che ci indica il cammino della vita cristiana; amministrando i Sacramenti. Ci nutre con l’Eucaristia, ci porta il perdono di Dio attraverso il Sacramento della Penitenza, ci sostiene nel momento della malattia con l’Unzione degli infermi. La Chiesa ci accompagna in tutta la nostra vita di fede, in tutta la nostra vita cristiana. Possiamo farci allora delle altre domande: che rapporto ho io con la Chiesa? La sento come madre che mi aiuta a crescere da cristiano? Partecipo alla vita della Chiesa, mi sento parte di essa? Il mio rapporto è un rapporto formale o è vitale?


3. Un terzo breve pensiero. Nei primi secoli della Chiesa, era ben chiara una realtà: la Chiesa, mentre è madre dei cristiani, mentre "fa" i cristiani, è anche "fatta" da essi. La Chiesa non è qualcosa di diverso da noi stessi, ma va vista come la totalità dei credenti, come il «noi» dei cristiani: io, tu, tutti noi siamo parte della Chiesa. San Girolamo scriveva: «La Chiesa di Cristo altra cosa non è se non le anime di coloro che credono in Cristo» (Tract. Ps 86: PL26,1084). Allora la maternità della Chiesa la viviamo tutti, pastori e fedeli. A volte sento: "Io credo in Dio ma non nella Chiesa…Ho sentito che la Chiesa dice…i preti dicono...". Ma una cosa sono i preti, ma la Chiesa non è formata solo dai preti, la Chiesa siamo tutti! E se tu dici che credi in Dio e non credi nella Chiesa, stai dicendo che non credi in te stesso; e questo è una contraddizione. La Chiesa siamo tutti: dal bambino recentemente battezzato fino ai Vescovi, al Papa; tutti siamo Chiesa e tutti siamo uguali agli occhi di Dio! Tutti siamo chiamati a collaborare alla nascita alla fede di nuovi cristiani, tutti siamo chiamati ad essere educatori nella fede, ad annunciare il Vangelo. Ciascuno di noi si chieda: che cosa faccio io perché altri possano condividere la fede cristiana? Sono fecondo nella mia fede o sono chiuso? Quando ripeto che amo una Chiesa non chiusa nel suo recinto, ma capace di uscire, di muoversi, anche con qualche rischio, per portare Cristo a tutti, penso a tutti, a me, a te, a ogni cristiano. Tutti partecipiamo della maternità della Chiesa, affinché la luce di Cristo raggiunga gli estremi confini della terra. Evviva la santa madre Chiesa!


Infine un pensiero affettuoso ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Domani ricorre la memoria del SS.mo Nome di Maria. Invocatela, cari giovani, per sentire la dolcezza dell’amore della Madre di Dio; pregatela, cari ammalati, soprattutto nel momento della croce e della sofferenza; guardate a Lei, cari sposi novelli, come alla stella del vostro cammino coniugale di dedizione e fedeltà.

domenica 8 settembre 2013

Leggiamo il Vangelo della Domenica - Chi non porta la propria croce e mi segue, non può essere mio discepolo - Lc 14,25-33 (8 Settembre 2013)

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«Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me,
non può essere mio discepolo». (Lc 14,27)


Vangelo Lc 14,25-33
Chi non rinuncia a tutti i suoi averi,
non può essere mio discepolo.

+Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:

«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».


LETTURE


Prima Lettura Sap 9,13-18
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

Dal libro della Sapienza

Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?

I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.

A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?

Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?

Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito
e furono salvati per mezzo della sapienza.


Seconda Lettura Fm 1,9b-10.12-17
Accoglilo non più come schiavo,
ma come fratello carissimo.

Dalla lettera a Filèmone

Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.

Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.

Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.

Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.

Veglia di preghiera per la pace. Le parole di #PapaFrancesco durante l'omelia. "E' possibile percorrere la strada della pace? Vorrei che da ogni parte della terra noi gridassimo: Sì, è possibile per tutti! Anzi vorrei che ognuno di noi rispondesse: Sì, lo vogliamo!"

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VEGLIA DI PREGHIERA PER LA PACE

PAROLE DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Sagrato della Basilica Vaticana
Sabato, 7 settembre 2013


«Dio vide che era cosa buona» (Gen 1,12.18.21.25). Il racconto biblico dell’inizio della storia del mondo e dell’umanità ci parla di Dio che guarda alla creazione, quasi la contempla, e ripete: è cosa buona. Questo, carissimi fratelli e sorelle, ci fa entrare nel cuore di Dio e, proprio dall’intimo di Dio, riceviamo il suo messaggio.

Possiamo chiederci: che significato ha questo messaggio? Che cosa dice questo messaggio a me, a te, a tutti noi?

1. Ci dice semplicemente che questo nostro mondo nel cuore e nella mente di Dio è la “casa dell’armonia e della pace” ed è il luogo in cui tutti possono trovare il proprio posto e sentirsi “a casa”, perché è “cosa buona”. Tutto il creato forma un insieme armonioso, buono, ma soprattutto gli umani, fatti ad immagine e somiglianza di Dio, sono un’unica famiglia, in cui le relazioni sono segnate da una fraternità reale non solo proclamata a parole: l’altro e l’altra sono il fratello e la sorella da amare, e la relazione con Dio che è amore, fedeltà, bontà, si riflette su tutte le relazioni tra gli esseri umani e porta armonia all’intera creazione. Il mondo di Dio è un mondo in cui ognuno si sente responsabile dell’altro, del bene dell’altro. Questa sera, nella riflessione, nel digiuno, nella preghiera, ognuno di noi, tutti pensiamo nel profondo di noi stessi: non è forse questo il mondo che io desidero? Non è forse questo il mondo che tutti portiamo nel cuore? Il mondo che vogliamo non è forse un mondo di armonia e di pace, in noi stessi, nei rapporti con gli altri, nelle famiglie, nelle città, nelle e tra le nazioni? E la vera libertà nella scelta delle strade da percorrere in questo mondo non è forse solo quella orientata al bene di tutti e guidata dall’amore?

2. Ma domandiamoci adesso: è questo il mondo in cui viviamo? Il creato conserva la sua bellezza che ci riempie di stupore, rimane un’opera buona. Ma ci sono anche “la violenza, la divisione, lo scontro, la guerra”. Questo avviene quando l’uomo, vertice della creazione, lascia di guardare l’orizzonte della bellezza e della bontà e si chiude nel proprio egoismo.

Quando l’uomo pensa solo a sé stesso, ai propri interessi e si pone al centro, quando si lascia affascinare dagli idoli del dominio e del potere, quando si mette al posto di Dio, allora guasta tutte le relazioni, rovina tutto; e apre la porta alla violenza, all’indifferenza, al conflitto. Esattamente questo è ciò che vuole farci capire il brano della Genesi in cui si narra il peccato dell’essere umano: l’uomo entra in conflitto con se stesso, si accorge di essere nudo e si nasconde perché ha paura (Gen 3,10), ha paura dello sguardo di Dio; accusa la donna, colei che è carne della sua carne (v. 12); rompe l’armonia con il creato, arriva ad alzare la mano contro il fratello per ucciderlo. Possiamo dire che dall’armonia si passa alla “disarmonia”? Possiamo dire questo: che dall’armonia si passa alla “disarmonia”? No, non esiste la “disarmonia”: o c’è armonia o si cade nel caos, dove è violenza, contesa, scontro, paura…

Proprio in questo caos è quando Dio chiede alla coscienza dell’uomo: «Dov’è Abele tuo fratello?». E Caino risponde: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). Anche a noi è rivolta questa domanda e anche a noi farà bene chiederci: Sono forse io il custode di mio fratello? Sì, tu sei custode di tuo fratello! Essere persona umana significa essere custodi gli uni degli altri! E invece, quando si rompe l’armonia, succede una metamorfosi: il fratello da custodire e da amare diventa l’avversario da combattere, da sopprimere. Quanta violenza viene da quel momento, quanti conflitti, quante guerre hanno segnato la nostra storia! Basta vedere la sofferenza di tanti fratelli e sorelle. Non si tratta di qualcosa di congiunturale, ma questa è la verità: in ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo rinascere Caino. Noi tutti! E anche oggi continuiamo questa storia di scontro tra i fratelli, anche oggi alziamo la mano contro chi è nostro fratello. Anche oggi ci lasciamo guidare dagli idoli, dall’egoismo, dai nostri interessi; e questo atteggiamento va avanti: abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le nostre ragioni per giustificarci. Come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte! La violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte!

Dopo il caos del Diluvio, ha smesso di piovere, si vede l’arcobaleno e la colomba porta un ramo di ulivo. Penso anche oggi a quell’ulivo che i rappresentanti delle diverse religioni abbiamo piantato a Buenos Aires, in Plaza de Mayo, nel 2000, chiedendo che non ci sia più il caos, chiedendo che non ci sia più guerra, chiedendo pace.

3. E a questo punto mi domando: E’ possibile percorrere la strada della pace? Possiamo uscire da questa spirale di dolore e di morte? Possiamo imparare di nuovo a camminare e percorrere le vie della pace? Invocando l’aiuto di Dio, sotto lo sguardo materno della Salus populi romani, Regina della pace, voglio rispondere: Sì, è possibile per tutti! Questa sera vorrei che da ogni parte della terra noi gridassimo: Sì, è possibile per tutti! Anzi vorrei che ognuno di noi, dal più piccolo al più grande, fino a coloro che sono chiamati a governare le Nazioni, rispondesse: Sì, lo vogliamo! La mia fede cristiana mi spinge a guardare alla Croce. Come vorrei che per un momento tutti gli uomini e le donne di buona volontà guardassero alla Croce! Lì si può leggere la risposta di Dio: lì, alla violenza non si è risposto con violenza, alla morte non si è risposto con il linguaggio della morte.

Nel silenzio della Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio della riconciliazione, del perdono, del dialogo, della pace. Vorrei chiedere al Signore, questa sera, che noi cristiani e i fratelli delle altre Religioni, ogni uomo e donna di buona volontà gridasse con forza: la violenza e la guerra non è mai la via della pace! Ognuno si animi a guardare nel profondo della propria coscienza e ascolti quella parola che dice: esci dai tuoi interessi che atrofizzano il cuore, supera l’indifferenza verso l’altro che rende insensibile il cuore, vinci le tue ragioni di morte e apriti al dialogo, alla riconciliazione: guarda al dolore del tuo fratello - penso ai bambini: soltanto a quelli… - guarda al dolore del tuo fratello, e non aggiungere altro dolore, ferma la tua mano, ricostruisci l’armonia che si è spezzata; e questo non con lo scontro, ma con l’incontro! Finisca il rumore delle armi! La guerra segna sempre il fallimento della pace, è sempre una sconfitta per l’umanità. Risuonino ancora una volta le parole di Paolo VI: «Non più gli uni contro gli altri, non più, mai!... non più la guerra, non più la guerra!» (Discorso alle Nazioni Unite, 4 ottobre 1965: AAS 57 [1965], 881). «La pace si afferma solo con la pace, quella non disgiunta dai doveri della giustizia, ma alimentata dal sacrificio proprio, dalla clemenza, dalla misericordia, dalla carità» (Messaggio per Giornata Mondiale della pace 1976: AAS 67 [1975], 671). Fratelli e sorelle, perdono, dialogo, riconciliazione sono le parole della pace: nell’amata Nazione siriana, nel Medio Oriente, in tutto il mondo! Preghiamo, questa sera, per la riconciliazione e per la pace, lavoriamo per la riconciliazione e per la pace, e diventiamo tutti, in ogni ambiente, uomini e donne di riconciliazione e di pace. Così sia.

Icona Salus Populi Romani







giovedì 5 settembre 2013

Udienza Generale - #PapaFrancesco "I giovani aprano le porte verso un mondo nuovo di speranza. Si alzi forte in tutta la terra il grido della pace!"

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Udienza Generale del Mercoledì
"I giovani aprano le porte verso un mondo nuovo di speranza. Si alzi forte in tutta la terra il grido della pace!"
Piazza San Pietro
Mercoledì, 4 settembre 2013


 Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Riprendiamo il cammino delle catechesi, dopo le ferie di agosto, ma oggi vorrei parlarvi del mio viaggio in Brasile, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. E’ passato più di un mese, ma ritengo che sia importante ritornare su questo evento, e la distanza di tempo permette di coglierne meglio il significato.

Prima di tutto voglio ringraziare il Signore, perché è Lui che ha guidato tutto con la sua Provvidenza. Per me, che vengo dalle Americhe, è stato un bel regalo! E di questo ringrazio anche Nostra Signora Aparecida, che ha accompagnato tutto questo viaggio: ho fatto il pellegrinaggio al grande Santuario nazionale brasiliano, e la sua venerata immagine era sempre presente sul palco della GMG. Sono stato molto contento di questo, perché Nostra Signora Aparecida è molto importante per la storia della Chiesa in Brasile, ma anche per tutta l’America Latina; in Aparecida i Vescovi latino-americani e dei Caraibi abbiamo vissuto un’Assemblea generale, con il Papa Benedetto: una tappa molto significativa del cammino pastorale in quella parte del mondo dove vive la maggior parte della Chiesa cattolica.

Anche se già l’ho fatto, voglio rinnovare il ringraziamento a tutte le Autorità civili ed ecclesiastiche, ai volontari, alla sicurezza, alle comunità parrocchiali di Rio de Janeiro e di altre città del Brasile, dove i pellegrini sono stati accolti con grande fraternità. In effetti, l’accoglienza delle famiglie brasiliane e delle parrocchie è stata una delle caratteristiche più belle di questa GMG. Brava gente questi brasiliani. Brava gente! Hanno davvero un grande cuore. Il pellegrinaggio comporta sempre dei disagi, ma l’accoglienza aiuta a superarli e, anzi, li trasforma in occasioni di conoscenza e di amicizia. Nascono legami che poi rimangono, soprattutto nella preghiera. Anche così cresce la Chiesa in tutto il mondo, come una rete di vere amicizie in Gesù Cristo, una rete che mentre ti prende ti libera. Dunque, accoglienza: e questa è la prima parola che emerge dall’esperienza del viaggio in Brasile. Accoglienza!

Un’altra parola riassuntiva può essere festa. La GMG è sempre una festa, perché quando una città si riempie di ragazzi e ragazze che girano per le strade con le bandiere di tutto il mondo, salutandosi, abbracciandosi, questa è una vera festa. E’ un segno per tutti, non solo per i credenti. Ma poi c’è la festa più grande che è la festa della fede, quando insieme si loda il Signore, si canta, si ascolta la Parola di Dio, si rimane in silenzio di adorazione: tutto questo è il culmine della GMG, è il vero scopo di questo grande pellegrinaggio, e lo si vive in modo particolare nella grande Veglia del sabato sera e nella Messa finale. Ecco: questa è la festa grande, la festa della fede e della fraternità, che inizia in questo mondo e non avrà fine. Ma questo  è possibile solo con il Signore! Senza l’amore di Dio non c’è vera festa per l’uomo!

Accoglienza, festa. Ma non può mancare un terzo elemento: missione. Questa GMG era caratterizzata da un tema missionario: «Andate e fate discepoli tutti i popoli». Abbiamo sentito la parola di Gesù: è la missione che Lui dà a tutti! E’ il mandato di Cristo Risorto ai suoi discepoli: «Andate», uscite da voi stessi, da ogni chiusura per portare la luce e l’amore del Vangelo a tutti, fino alle estreme periferie dell’esistenza! Ed è stato proprio questo mandato di Gesù che ho affidato ai giovani che riempivano a perdita d’occhio la spiaggia di Copacabana. Un luogo simbolico, la riva dell’oceano, che faceva pensare alla riva del lago di Galilea. Sì, perché anche oggi il Signore ripete: «Andate…», e aggiunge: «Io sono con voi, tutti i giorni…». Questo è fondamentale! Solo con Cristo noi possiamo portare il Vangelo. Senza di Lui non possiamo far nulla – ce lo ha detto Lui stesso (cfr Gv 15,5). Con Lui, invece, uniti a Lui, possiamo fare tanto. Anche un ragazzo, una ragazza, che agli occhi del mondo conta poco o niente, agli occhi di Dio è un apostolo del Regno, è una speranza per Dio! A tutti i giovani vorrei chiedere con forza, ma io non so se oggi in Piazza ci sono giovani: ci sono giovani in Piazza? Ce ne sono alcuni! Vorrei, a tutti voi, chiedere con forza: volete essere una speranza per Dio? Volete essere una speranza, voi? [Giovani: “Si!”] Volete essere una speranza per la Chiesa? [Giovani: “Si!”] Un cuore giovane, che accoglie l’amore di Cristo, si trasforma in speranza per gli altri, è una forza immensa! Ma voi, ragazzi e ragazze, tutti i giovani, voi dovete trasformarci e trasformarvi in speranza! Aprire le porte verso un mondo nuovo di speranza. Questo è il vostro compito. Volete essere speranza per tutti noi? [Giovani: “Si!”]. Pensiamo a che cosa significa quella moltitudine di giovani che hanno incontrato Cristo risorto a Rio de Janeiro, e portano il suo amore nella vita di tutti i giorni, lo vivono, lo comunicano. Non vanno a finire sui giornali, perché non compiono atti violenti, non fanno scandali, e dunque non fanno notizia. Ma, se rimangono uniti a Gesù, costruiscono il suo Regno, costruiscono fraternità, condivisione, opere di misericordia, sono una forza potente per rendere il mondo più giusto e più bello, per trasformarlo! Vorrei chiedere adesso ai ragazzi e alle ragazze, che sono qui in Piazza: avete il coraggio di raccogliere questa sfida? [Giovani: “Si!”] Avete il coraggio o no? Io ho sentito poco… [Giovani: “Si!”] Vi animate ad essere questa forza di amore e di misericordia che ha il coraggio di voler trasformare il mondo? [Giovani: “Si!”]

Cari amici, l’esperienza della GMG ci ricorda la vera grande notizia della storia, la Buona Novella, anche se non appare nei giornali e nella televisione: siamo amati da Dio, che è nostro Padre e che ha inviato il suo Figlio Gesù per farsi vicino a ciascuno di noi e salvarci. Ha inviato Gesù a salvarci, a perdonarci tutto, perché Lui sempre perdona: Lui sempre perdona, perché è buono e misericordioso. Ricordate: accoglienza, festa e missione. Tre parole: accoglienza, festa e missione. Queste parole non siano solo un ricordo di ciò che è avvenuto a Rio, ma siano anima della nostra vita e di quella delle nostre comunità. Grazie!

Appello

Sabato prossimo vivremo insieme una speciale giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero. Anche per la pace nei nostri cuori, perché la pace incomincia nel cuore! Rinnovo l’invito a tutta la Chiesa a vivere intensamente questo giorno, e, sin d’ora, esprimo riconoscenza agli altri fratelli cristiani, ai fratelli delle altre religioni e agli uomini e donne di buona volontà che vorranno unirsi, nei luoghi e nei modi loro propri, a questo momento. Esorto in particolare i fedeli romani e i pellegrini a partecipare alla veglia di preghiera, qui, in Piazza San Pietro alle ore 19.00, per invocare dal Signore il grande dono della pace. Si alzi forte in tutta la terra il grido della pace!






lunedì 2 settembre 2013

Messaggio di #Medjugorje a Mirjana - 2 Settembre 2013

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Messaggio di Medjugorje della Regina della Pace a Mirjana - 2 Settembre 2013


“Cari figli, 
vi amo tutti quanti, tutti voi, tutti i miei figli, siete tutti nel mio cuore, tutti voi avete il mio amore materno e tutti quanti desidero condurvi affinché conosciate la gioia di Dio. Per questo vi invito: ho bisogno di apostoli umili che, con cuore aperto, accettino la parola di Dio e aiutino gli altri affinché, con la parola di Dio, comprendano il senso della loro vita. Per poter far questo, figli miei, dovete, attraverso la preghiera ed il digiuno, ascoltare col cuore e imparare a sottomettervi. Dovete imparare a rifiutare, tutto quello che vi allontana dalla parola di Dio e anelare solo ciò che vi avvicina. Non abbiate paura, io sono qui. Non siete soli. Prego lo Spirito Santo affinché vi rinnovi, affinché vi fortifichi. Prego lo Spirito Santo, affinché aiutando gli altri, possiate guarire voi stessi. Prego affinché, per mezzo Suo, diventiate figli di Dio e miei apostoli.”

La Madonna, poi, con grande preoccupazione ha detto:

“Per Gesù, per mio Figlio, amate coloro che Lui ha chiamato e anelate alla benedizione di quelle mani che solo Lui ha consacrato. Non permettete che il male regni. Nuovamente vi invito: solo con i miei pastori il mio cuore trionferà. Non permettete al male che vi separi dai vostri pastori. Vi ringrazio.”


La Madonna ha benedetto tutti i presenti e tutti gli oggetti portati.



Per approfondimenti e commenti al messaggio vi invito come sempre a visitare il sito di Radio Maria.

Accorato appello del Papa all’Angelus per la pace in Siria, in tutto il Medio oriente e nel mondo intero. Giornata di preghiera e digiuno il 7 settembre.

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Accorato appello del Papa all’Angelus per la pace in Siria, in tutto il Medio oriente e nel mondo intero. 

Cari fratelli e sorelle, buon giorno!

Quest’oggi, cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace! Il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra!La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato.

Vivo con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di conflitto che ci sono in questa nostra terra, ma, in questi giorni, il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano.
Rivolgo un forte Appello per la pace, un Appello che nasce dall’intimo di me stesso! Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo a quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche: vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi! C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!

Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione. Con altrettanta forza esorto anche la Comunità Internazionale a fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana.

Non sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi è colpito da questo terribile conflitto, in particolare agli sfollati nel Paese e ai numerosi profughi nei Paesi vicini. Agli operatori umanitari, impegnati ad alleviare le sofferenze della popolazione, sia assicurata la possibilità di prestare il necessario aiuto.

Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo? Come diceva Papa Giovanni: a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell’amore (cfr Lett. enc. Pacem in terris [11 aprile 1963]: AAS 55 [1963], 301-302).
Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà! E’ un forte e pressante invito che rivolgo all’intera Chiesa Cattolica, ma che estendo a tutti i cristiani delle altre Confessioni, agli uomini e donne di ogni Religione e anche a quei fratelli e sorelle che non credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta l’umanità.
Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma la cultura dell’incontro, la cultura del dialogo: questa è l’unica strada per la pace.
Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace.

Giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria e nel mondo: appuntamento il 7 settembre in Piazza San Pietro.

Per questo, fratelli e sorelle, ho deciso di indire per tutta la Chiesa, il 7 settembre prossimo, vigilia della ricorrenza della Natività di Maria, Regina della Pace, una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero, e anche invito ad unirsi a questa iniziativa, nel modo che riterranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli appartenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volontà.

Il 7 settembre in Piazza San Pietro, qui, dalle ore 19.00 alle ore 24.00, ci riuniremo in preghiera e in spirito di penitenza per invocare da Dio questo grande dono per l’amata Nazione siriana e per tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo. L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace! Chiedo a tutte le Chiese particolari che, oltre a vivere questo giorno di digiuno, organizzino qualche atto liturgico secondo questa intenzione.

A Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza, al conflitto e alla guerra, con la forza del dialogo, della riconciliazione e dell’amore. Lei è Madre: che Lei ci aiuti a trovare la pace. Tutti noi siamo i suoi figli. Aiutaci, Maria, a superare anche questo difficile momento e ad impegnarci a costruire ogni giorno e in ogni ambiente un’autentica cultura dell’incontro e della pace.

Maria, Regina della pace, prega per noi!
Tutti: Maria, Regina della pace, prega per noi!

domenica 1 settembre 2013

Leggiamo il Vangelo della Domenica - Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato. - Luca 14,7-14 (1 Settembre)

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Beati gli operatori di pace: saranno chiamati
figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia:
di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,9-10)

Vangelo Lc 14,1.7-14
Chiunque si esalta sarà umiliato,
e chi si umilia sarà esaltato.

+Dal Vangelo secondo Luca

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».





LETTURE

Prima Lettura Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29]
Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.

Dal libro del Siràcide

Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.

Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.

Per la misera condizione del superbo non c'è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.



Seconda Lettura Eb 12,18-19.22-24a
Vi siete accostati al monte Sion,
alla città del Dio vivente.

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.

Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

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