domenica 30 giugno 2013

Vangelo della Domenica - Luca 9,51-62 (30 Giugno 2013)

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Anima mia, benedici il Signore:
tutto il mio essere benedica il suo santo nome. (Sal 102,1)

Vangelo - Lc 9,51-62
Prese la ferma decisione di mettersi in cammino
verso Gerusalemme. Ti seguirò ovunque tu vada.

+Dal Vangelo secondo Luca

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.

Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».

A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».

Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».




LETTURE

Prima Lettura1Re 19,16b.19-21
Eliseo si alzò e seguì Elìa.

Dal primo libro dei Re

In quei giorni, il Signore disse a Elìa: «Ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto».

Partito di lì, Elìa trovò Eliseo, figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elìa, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello.
Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elìa, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò». Elìa disse: «Va’ e torna, perché sai che cosa ho fatto per te».

Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio.



Seconda Lettura Gal 5,1.13-18
Siete stati chiamati alla libertà.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.

Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l’amore siate invece a servizio gli uni degli altri. Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!

Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.

Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.

mercoledì 26 giugno 2013

Udienza Generale. #PapaFrancesco: "Agli occhi di Dio siamo tutti uguali, anche io. Nessuno è inutile nella Chiesa."

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Nella Chiesa siamo tutti importanti, nessuno è inutile. E’ uno dei passaggi più significativi della catechesi di Papa Francesco, all’udienza generale. Agli occhi di Dio siamo tutti uguali, anche il Papa. 

Siamo tutti necessari nella Chiesa, nessuno è inutile. E’ il messaggio forte che arriva da Papa Francesco che, in una piazza San Pietro gremita di fedeli come ogni mercoledì, dialoga con il Popolo di Dio. La sua diventa una catechesi partecipata. Del resto, il tema su cui si sofferma il Pontefice è proprio la Chiesa come Tempio dello Spirito Santo. L’antico Tempio, ha detto, “era edificato dalle mani degli uomini” perché “si voleva ‘dare una casa’ a Dio”. Ma con l’Incarnazione del Figlio di Dio “è Dio stesso che “costruisce la sua casa”, “Cristo è il Tempio vivente”. E noi, ha detto ancora, “siamo le pietre vive dell’edificio di Dio, unite profondamente a Cristo”. “Noi – ha avvertito – non siamo isolati, noi siamo popolo di Dio, e questo è la Chiesa: Popolo di Dio”. La Chiesa, ha poi osservato, “non è un intreccio di cose e interessi, ma il Tempio dello Spirito Santo”, in cui “ognuno di noi, con il dono del Battesimo è pietra viva”. E questo, ha detto, “ci dice che nessuno è inutile nella Chiesa”:




Udienza generale. 
Il Papa: Agli occhi di Dio siamo tutti uguali, anche io.
Nessuno è inutile nella Chiesa.
Piazza San Pietro
Mercoledì, 26 giugno 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

oggi vorrei fare un breve cenno ad un’ulteriore immagine che ci aiuta ad illustrare il mistero della Chiesa: quella del tempio (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 6).

Che cosa ci fa pensare la parola tempio? Ci fa pensare ad un edificio, ad una costruzione. In modo particolare, la mente di molti va alla storia del Popolo di Israele narrata nell’Antico Testamento. A Gerusalemme, il grande Tempio di Salomone era il luogo dell’incontro con Dio nella preghiera; all’interno del Tempio c’era l’Arca dell’alleanza, segno della presenza di Dio in mezzo al popolo; e nell’Arca c’erano le Tavole della Legge, la manna e la verga di Aronne: un richiamo al fatto che Dio era stato sempre dentro la storia del suo popolo, ne aveva accompagnato il cammino, ne aveva guidato i passi. Il tempio ricorda questa storia: anche noi quando andiamo al tempio dobbiamo ricordare questa storia, ciascuno di noi la nostra storia, come Gesù mi ha incontrato, come Gesù ha camminato con me, come Gesù mi ama e mi benedice.

Ecco, ciò che era prefigurato nell’antico Tempio, è realizzato, dalla potenza dello Spirito Santo, nella Chiesa: la Chiesa è la “casa di Dio”, il luogo della sua presenza, dove possiamo trovare e incontrare il Signore; la Chiesa è il Tempio in cui abita lo Spirito Santo che la anima, la guida e la sorregge. Se ci chiediamo: dove possiamo incontrare Dio? Dove possiamo entrare in comunione con Lui attraverso Cristo? Dove possiamo trovare la luce dello Spirito Santo che illumini la nostra vita? La risposta è: nel popolo di Dio, fra noi, che siamo Chiesa. Qui incontreremo Gesù, lo Spirito Santo e il Padre.

L’antico Tempio era edificato dalle mani degli uomini: si voleva “dare una casa” a Dio, per avere un segno visibile della sua presenza in mezzo al popolo. Con l’Incarnazione del Figlio di Dio, si compie la profezia di Natan al Re Davide (cfr 2 Sam 7,1-29): non è il re, non siamo noi a “dare una casa a Dio”, ma è Dio stesso che “costruisce la sua casa” per venire ad abitare in mezzo a noi, come scrive san Giovanni nel suo Vangelo (cfr 1,14). Cristo è il Tempio vivente del Padre, e Cristo stesso edifica la sua “casa spirituale”, la Chiesa, fatta non di pietre materiali, ma di “pietre viventi”, che siamo noi. L’Apostolo Paolo dice ai cristiani di Efeso: voi siete «edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo del Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito» (Ef 2,20-22). Questa è una cosa bella! Noi siamo le pietre vive dell’edificio di Dio, unite profondamente a Cristo, che è la pietra di sostegno, e anche di sostegno tra noi. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che il tempio siamo noi, noi siamo la Chiesa vivente, il tempio vivente e quando siamo insieme tra di noi c’è anche lo Spirito Santo, che ci aiuta a crescere come Chiesa. Noi non siamo isolati, ma siamo popolo di Dio: questa è la Chiesa!

Ed è lo Spirito Santo, con i suoi doni, che disegna la varietà. Questo è importante: cosa fa lo Spirito Santo fra noi? Egli disegna la varietà che è la ricchezza nella Chiesa e unisce tutto e tutti, così da costituire un tempio spirituale, in cui non offriamo sacrifici materiali, ma noi stessi, la nostra vita (cfr 1Pt 2,4-5). La Chiesa non è un intreccio di cose e di interessi, ma è il Tempio dello Spirito Santo, il Tempio in cui Dio opera, il Tempio dello Spirito Santo, il Tempio in cui Dio opera, il Tempio in cui ognuno di noi con il dono del Battesimo è pietra viva. Questo ci dice che nessuno è inutile nella Chiesa e se qualcuno a volte dice ad un altro: ‘Vai a casa, tu sei inutile’, questo non è vero, perché nessuno è inutile nella Chiesa, tutti siamo necessari per costruire questo Tempio! Nessuno è secondario. Nessuno è il più importante nella Chiesa, tutti siamo uguali agli occhi di Dio. Qualcuno di voi potrebbe dire: ‘Senta Signor Papa, Lei non è uguale a noi’. Sì, sono come ognuno di voi, tutti siamo uguali, siamo fratelli! Nessuno è anonimo: tutti formiamo e costruiamo la Chiesa. Questo ci invita anche a riflettere sul fatto che se manca il mattone della nostra vita cristiana, manca qualcosa alla bellezza della Chiesa. Alcuni dicono: ‘Io con la Chiesa non c’entro’, ma così salta il mattone di una vita in questo bel Tempio. Nessuno può andarsene, tutti dobbiamo portare alla Chiesa la nostra vita, il nostro cuore, il nostro amore, il nostro pensiero, il nostro lavoro: tutti insieme.

Vorrei allora che ci domandassimo: come viviamo il nostro essere Chiesa? Siamo pietre vive o siamo, per così dire, pietre stanche, annoiate, indifferenti? Avete visto quanto è brutto vedere un cristiano stanco, annoiato, indifferente? Un cristiano così non va bene, il cristiano deve essere vivo, gioioso di essere cristiano; deve vivere questa bellezza di far parte del popolo di Dio che è la Chiesa. Ci apriamo noi all’azione dello Spirito Santo per essere parte attiva nelle nostre comunità, o ci chiudiamo in noi stessi, dicendo: ‘ho tante cose da fare, non è compito mio’?

Il Signore doni a tutti noi la sua grazia, la sua forza, affinché possiamo essere profondamente uniti a Cristo, che è la pietra angolare, il pilastro, la pietra di sostegno della nostra vita e di tutta la vita della Chiesa. Preghiamo perché, animati dal suo Spirito, siamo sempre pietre vive della sua Chiesa.


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Il video dell'Udienza Generale: "Nessuno è inutile nella Chiesa"



martedì 25 giugno 2013

Messaggio di #Medjugorje del 25 Giugno 2013

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Il messaggio mensile di Medjugorje affidato alla veggente Marija.

Messaggio di Medjugorje del 25 Giugno 2013

"Cari figli! Con la gioia nel cuore vi amo tutti e vi invito ad avvicinarvi al mio cuore Immacolato affinchè Io possa avvicinarvi ancora di più al mio Figlio Gesù perché Lui vi dia la sua pace e il suo amore che sono il nutrimento per ciascuno di voi. Apritevi, figlioli, alla preghiera, apritevi al mio amore. Io sono vostra Madre e non posso lasciarvi soli nel vagare e nel peccato. Figlioli, siete invitati ad essere i miei figli, i miei amati figli perché possa presentarvi tutti al mio Figlio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”



Per approfondimenti e commenti al messaggio vi invito come sempre a visitare il sito di Radio Maria.

domenica 23 giugno 2013

Mezzi della Grazia - Sacramenti o mezzi produttivi: Cresima o Confermazione - Catechismo di San Pio X

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PARTE III

MEZZI DELLA GRAZIA 

Sezione I - Sacramenti o mezzi produttivi

Capo III 

Cresima o Confermazione


304. Che cos'è la Cresima o Confermazione?
La Cresima o Confermazione è il sacramento che ci fa perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo, e ce ne imprime il carattere. 

305. Qual è la materia della Cresima?
Materia della Cresima è il sacro crisma, cioè olio misto con balsamo, consacrato dal Vescovo il 
giovedì santo. 

306. Qual è la forma della Cresima?
Forma della Cresima sono le parole Ti segno col segno della Croce, e ti confermo col crisma della salute, nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.

307. Chi è ministro della Cresima? 
Ministro della Cresima è il Vescovo, e, straordinariamente, il sacerdote che ne abbia facoltà dal Papa. 

308. Il Vescovo come amministra la Cresima?
Il Vescovo, stese le mani sopra i cresimandi, invoca lo Spirito Santo, poi col sacro crisma unge in forma di croce la fronte di ciascuno, pronunziando le parole della forma, quindi gli dà un leggero schiaffo dicendo: La pace sia con te; e alla fine benedice solennemente tutti i cresimati. 

309. In che modo la Cresima ci fa perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo?
La Cresima ci fa perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo dandoci l'abbondanza dello Spirito Santo, cioè della sua grazia e de' suoi doni, i quali ci confermano o rafforzano nella fede e nelle altre virtù contro i nemici spirituali. 

310. A qual età è bene ricevere la Cresima?
E' bene ricevere la Cresima all'età di sette anni circa, perchè allora sogliono cominciare le tentazioni, e si può abbastanza conoscere la santità e la grazia di questo sacramento. 

311. Chi ricevé la Cresima, quali disposizioni deve avere?
Chi riceve la Cresima deve essere in grazia di Dio, e, se ha l'uso di ragione, deve conoscere i misteri principali della Fede, e accostarsi al sacramento con devozione, profondamente compreso di ciò che il rito significa. 


312. Che significa il sacro crisma?
Il sacro crisma, con l'olio che si espande e dà forza, significa la grazia abbondante della 
Confermazione; e col balsamo che è odoroso e preserva dalla corruzione, significa il buon odore delle virtù che il cresimato dovrà possedere, fuggendo la corruzione dei vizi.

313. Che significa l'unzione che si fa sulla fronte in forma di croce?
L'unzione che si fa sulla fronte in forma di croce, significa che, il cresimato, da forte soldato di 
Gesù Cristo, dovrà portar alta la fronte senza arrossire della Croce e senza aver paura dei nemici della Fede.

314. Che significa il leggero schiaffo che il Vescovo dà al cresimato?
Il leggero schiaffo che il Vescovo dà al cresimato, significa che questi deve essere disposto a 
soffrire per la Fede ogni affronto e ogni pena. 

315. Nella Cresima ci sono i padrini? 
Nella Cresima ci sono per gli uomini .i padrini, e per le donne le madrine, che debbono essere buoni
cristiani per edificare e assistere spiritualmente i cresimati. 







Il Vangelo della Domenica - Luca 9,18-24 (23 giugno)

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Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.

Vangelo Lc 9,18-24
Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo
deve soffrire molto.

+Dal Vangelo secondo Luca


Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».

Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».

Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».




LETTURE

Prima Lettura Zc 12,10-11; 13,1
Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. (Gv 19,37)

Dal secondo libro di Zaccaria

Così dice il Signore:
«Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito.

In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo.

In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità».



Seconda Lettura Gal 3,26-29
Quanti siete stati battezzati in Cristo
vi siete rivestiti di Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.

Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.

Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.

giovedì 20 giugno 2013

Udienza generale - #PapaFrancesco: le divisioni danneggiano la Chiesa, superare i personalismi per ricevere il dono dell'unità. Appello per i rifugiati e la difesa della vita.

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Chiediamo al Signore la grazia di liberarci dalla tentazione della divisione e della lotta tra di noi. E’ quanto affermato da Papa Francesco nell’udienza generale di mercoledì 19 giugno in Piazza San Pietro. Il Papa ha ribadito che essere parte della Chiesa “vuol dire essere uniti a Cristo” e ha invitato tutti i cristiani a impegnarsi per la comunione e l’unità. Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha rivolto un appello per la difesa della vita in tutte le sue fasi e dimensioni. 


La Chiesa non è un’associazione assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente, che cammina e agisce nella storia”. Papa Francesco ha svolto la sua catechesi partendo dall’immagine della Chiesa come corpo, sviluppata da San Paolo nella prima Lettera ai Corinzi. Il Papa ha sottolineato che il corpo “ci richiama ad una realtà viva” e che questo ha un capo, “Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge”

Udienza generale. 
Il Papa: le divisioni danneggiano la Chiesa, superare i personalismi per ricevere il dono dell'unità. 
Appello per i rifugiati e la difesa della vita.
Piazza San Pietro
Mercoledì, 19 giugno 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi mi soffermo su un'altra espressione con cui il Concilio Vaticano II indica la natura della Chiesa: quella del corpo; il Concilio dice che la Chiesa è Corpo di Cristo (cfr Lumen gentium, 7).

Vorrei partire da un testo degli Atti degli Apostoli che conosciamo bene: la conversione di Saulo, che si chiamerà poi Paolo, uno dei più grandi evangelizzatori (cfr At 9,4-5). Saulo è un persecutore dei cristiani, ma mentre sta percorrendo la strada che porta alla città di Damasco, improvvisamente una luce lo avvolge, cade a terra e sente una voce che gli dice «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Lui domanda: «Chi sei, o Signore?», e quella voce risponde: «Io sono Gesù che tu perseguiti» (v. 3-5). Questa esperienza di san Paolo ci dice quanto sia profonda l’unione tra noi cristiani e Cristo stesso. Quando Gesù è salito al cielo non ci ha lasciati orfani, ma con il dono dello Spirito Santo l’unione con Lui è diventata ancora più intensa. Il Concilio Vaticano II afferma che Gesù «comunicando il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i suoi fratelli, chiamati da tutti i popoli» (Cost. dogm. Lumen gentium, 7).

L’immagine del corpo ci aiuta a capire questo profondo legame Chiesa-Cristo, che san Paolo ha sviluppato in modo particolare nella Prima Lettera ai Corinzi (cfr cap. 12). Anzitutto il corpo ci richiama ad una realtà viva. La Chiesa non è un’associazione assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente, che cammina e agisce nella storia. E questo corpo ha un capo, Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge. Questo è un punto che vorrei sottolineare: se si separa il capo dal resto del corpo, l’intera persona non può sopravvivere. Così è nella Chiesa: dobbiamo rimanere legati in modo sempre più intenso a Gesù. Ma non solo questo: come in un corpo è importante che passi la linfa vitale perché viva, così dobbiamo permettere che Gesù operi in noi, che la sua Parola ci guidi, che la sua presenza eucaristica ci nutra, ci animi, che il suo amore dia forza al nostro amare il prossimo. E questo sempre! Sempre, sempre! Cari fratelli e sorelle, rimaniamo uniti a Gesù, fidiamoci di Lui, orientiamo la nostra vita secondo il suo Vangelo, alimentiamoci con la preghiera quotidiana, l’ascolto della Parola di Dio, la partecipazione ai Sacramenti.

E qui vengo ad un secondo aspetto della Chiesa come Corpo di Cristo. San Paolo afferma che come le membra del corpo umano, pur differenti e numerose, formano un solo corpo, così tutti noi siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo (cfr 1Cor 12,12-13). Nella Chiesa quindi, c’è una varietà, una diversità di compiti e di funzioni; non c’è la piatta uniformità, ma la ricchezza dei doni che distribuisce lo Spirito Santo. Però c’è la comunione e l’unità: tutti sono in relazione gli

uni con gli altri e tutti concorrono a formare un unico corpo vitale, profondamente legato a Cristo. Ricordiamolo bene: essere parte della Chiesa vuol dire essere uniti a Cristo e ricevere da Lui la vita divina che ci fa vivere come cristiani, vuol dire rimanere uniti al Papa e ai Vescovi che sono strumenti di unità e di comunione, e vuol dire anche imparare a superare personalismi e divisioni, a comprendersi maggiormente, ad armonizzare le varietà e le ricchezze di ciascuno; in una parola a voler più bene a Dio e alle persone che ci sono accanto, in famiglia, in parrocchia, nelle associazioni. Corpo e membra per vivere devono essere uniti! L’unità è superiore ai conflitti, sempre! I conflitti se non si sciolgono bene, ci separano tra di noi, ci separano da Dio. Il conflitto può aiutarci a crescere, ma anche può dividerci. Non andiamo sulla strada delle divisioni, delle lotte fra noi! Tutti uniti, tutti uniti con le nostre differenze, ma uniti, sempre: questa è la strada di Gesù. L'unità è superiore ai conflitti. L’unità è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore perché ci liberi dalle tentazioni della divisione, delle lotte tra noi, degli egoismi, delle chiacchiere. Quanto male fanno le chiacchiere, quanto male! Mai chiacchierare degli altri, mai! Quanto danno arrecano alla Chiesa le divisioni tra i cristiani, l’essere di parte, gli interessi meschini!

Le divisioni tra noi, ma anche le divisioni fra le comunità: cristiani evangelici, cristiani ortodossi, cristiani cattolici, ma perché divisi? Dobbiamo cercare di portare l'unità. Vi racconto una cosa: oggi, prima di uscire da casa, sono stato quaranta minuti, più o meno, mezz'ora, con un Pastore evangelico e abbiamo pregato insieme, e cercato l'unità. Ma dobbiamo pregare fra noi cattolici e anche con gli altri cristiani, pregare perché il Signore ci doni l'unità, l'unità fra noi. Ma come avremo l'unità fra i cristiani se non siamo capaci di averla tra noi cattolici? Di averla nella famiglia? Quante famiglie lottano e si dividono! Cercate l'unità, l'unità che fa la Chiesa. L'unità viene da Gesù Cristo. Lui ci invia lo Spirito Santo per fare l'unità.

Cari fratelli e sorelle, chiediamo a Dio: aiutaci ad essere membra del Corpo della Chiesa sempre profondamente unite a Cristo; aiutaci a non far soffrire il Corpo della Chiesa con i nostri conflitti, le nostre divisioni, i nostri egoismi; aiutaci ad essere membra vive legate le une con le altre da un’unica forza, quella dell’amore, che lo Spirito Santo riversa nei nostri cuori (cfr Rm 5,5).

APPELLI

Domani si celebrerà la Giornata Mondiale del Rifugiato. Quest’anno siamo invitati a considerare specialmente la situazione delle famiglie rifugiate, costrette spesso a lasciare in fretta la loro casa e la loro patria e a perdere ogni bene e sicurezza per fuggire da violenze, persecuzioni, o gravi discriminazioni a motivo della religione professata, dell’appartenenza ad un gruppo etnico, delle loro idee politiche.

Oltre ai pericoli del viaggio, spesso queste famiglie si trovano a rischio di disgregazione e, nel Paese che li accoglie, devono confrontarsi con culture e società diverse dalla propria. Non possiamo essere insensibili verso le famiglie e verso tutti i nostri fratelli e sorelle rifugiati: siamo chiamati ad aiutarli, aprendoci alla comprensione e all’ospitalità.

Non manchino in tutto il mondo persone e istituzioni che li assistano: nel loro volto, è impresso il volto di Cristo!

* * *

Domenica scorsa, nell’Anno della fede, abbiamo celebrato Dio che è Vita e fonte della vita, Cristo che ci dona la vita divina, lo Spirito Santo che ci mantiene nella relazione vitale di veri figli di Dio. Vorrei rivolgere ancora una volta l’invito a tutti ad accogliere e testimoniare il “Vangelo della vita”, a promuovere e a difendere la vita in tutte le sue dimensioni e in tutte le sue fasi. Il cristiano è colui che dice “sì” alla vita, che dice “sì” a Dio, il Vivente.

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Il video dell'Udienza Generale in piazza San Pietro:



domenica 16 giugno 2013

Il Vangelo della Domenica - Luca 7,36.8,3 (16 giugno)

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Ascolta, Signore, la mia voce: a te io grido.
Sei tu il mio aiuto,
non respingermi, non abbandonarmi,
Dio della mia salvezza. (Sal 26,7-9)

Vangelo Lc 7,36.8,3

Sono perdonati i suoi molti peccati,
perché ha molto amato.

+Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.

Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».

Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».

E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».

Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.




LETTURE

Prima Lettura 2Sam 12,7-10.13
Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai.

Dal secondo libro di Samuèle

In quei giorni, Natan disse a Davide: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: Io ti ho unto re d’Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la casa del tuo padrone e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo padrone, ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda e, se questo fosse troppo poco, io vi aggiungerei anche altro.

Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai colpito di spada Urìa l’Ittìta, hai preso in moglie la moglie sua e lo hai ucciso con la spada degli Ammonìti.

Ebbene, la spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittìta».

Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai».



Seconda Lettura Gal 2,16.19-21
Non vivo più io, ma Cristo vive in me.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati

Fratelli, sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge; poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno.

In realtà mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.

Dunque non rendo vana la grazia di Dio; infatti, se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano.

giovedì 13 giugno 2013

Udienza Generale: il male c'è ma Dio è più forte, la Chiesa apra le porte a tutti con amore. #PapaFrancesco

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La Chiesa apra le sue porte, perché chiunque si possa sentire amato e perdonato, e anche i lontani accolti con amore e rispetto. È il messaggio che Papa Francesco ha lanciato all’udienza generale di questa mattina, durante la quale ha spiegato la definizione data dal Concilio della Chiesa come “Popolo di Dio”.

Non un gruppo selezionato e impermeabile, ma un “Popolo di Dio” con le porte aperte sul mondo, che per legge ha quella dell’amore cristiano, che accoglie, rispetta, perdona, incoraggia. Questo intendevano i Padri conciliari quando affermarono che la Chiesa è “Popolo di Dio”. Papa Francesco lo ha ribadito con la “plasticità” tipica delle sue catechesi, coinvolgenti e dirette, che non si accontentano di un ascolto distratto ma sollecitano un’adesione reale. 

Udienza generale. 
Il Papa: il male c'è ma Dio è più forte, 
la Chiesa apra le porte a tutti con amore.
Piazza San Pietro
Mercoledì, 12 giugno 2013

Cari fratelli e sorelle, buon giorno!

Oggi vorrei soffermarmi brevemente su un altro dei termini con cui il Concilio Vaticano II ha definito la Chiesa, quello di “Popolo di Dio” (cfr Cost. dogm. Lumen gentium, 9; Catechismo della Chiesa Cattolica, 782). E lo faccio con alcune domande, sulle quali ognuno potrà riflettere.

1. Che cosa vuol dire essere “Popolo di Dio”? Anzitutto vuol dire che Dio non appartiene in modo proprio ad alcun popolo; perché è Lui che ci chiama, ci convoca, ci invita a fare parte del suo popolo, e questo invito è rivolto a tutti, senza distinzione, perché la misericordia di Dio «vuole la salvezza per tutti» (1Tm 2,4). Gesù non dice agli Apostoli e a noi di formare un gruppo esclusivo, un gruppo di elite. Gesù dice: andate e fate discepoli tutti i popoli (cfr Mt 28,19). San Paolo afferma che nel popolo di Dio, nella Chiesa, «non c’è più giudeo né greco… poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28). Vorrei dire anche a chi si sente lontano da Dio e dalla Chiesa, a chi è timoroso o indifferente, a chi pensa di non poter più cambiare: il Signore chiama anche te a far parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore! Lui ci invita a far parte di questo popolo, popolo di Dio.

2. Come si diventa membri di questo popolo? Non è attraverso la nascita fisica, ma attraverso una nuova nascita. Nel Vangelo, Gesù dice a Nicodemo che bisogna nascere dall’alto, dall’acqua e dallo Spirito per entrare nel Regno di Dio (cfr Gv 3,3-5). E’ attraverso il Battesimo che noi siamo introdotti in questo popolo, attraverso la fede in Cristo, dono di Dio che deve essere alimentato e fatto crescere in tutta la nostra vita. Chiediamoci: come faccio crescere la fede che ho ricevuto nel mio Battesimo? Come faccio crescere questa fede che io ho ricevuto e che il popolo di Dio possiede?

3. L’altra domanda. Qual è la legge del Popolo di Dio? E’ la legge dell’amore, amore a Dio e amore al prossimo secondo il comandamento nuovo che ci ha lasciato il Signore (cfr Gv 13,34). Un amore, però, che non è sterile sentimentalismo o qualcosa di vago, ma che è il riconoscere Dio come unico Signore della vita e, allo stesso tempo, l’accogliere l’altro come vero fratello, superando divisioni, rivalità, incomprensioni, egoismi; le due cose vanno insieme. Quanto cammino dobbiamo ancora fare per vivere in concreto questa nuova legge, quella dello Spirito Santo che agisce in noi, quella della carità, dell’amore! Quando noi guardiamo sui giornali o alla televisione tante guerre fra cristiani, ma come può capitare questo? Dentro il popolo di Dio, quante guerre! Nei quartieri, nei posti di lavoro, quante guerre per invidia, gelosie! Anche nella stessa famiglia, quante guerre interne! Noi dobbiamo chiedere al Signore che ci faccia capire bene questa legge dell'amore. Quanto è bello amarci gli uni con gli altri come fratelli veri. Quanto è bello! Facciamo una cosa oggi. Forse tutti abbiamo simpatie e non simpatie; forse tanti di noi sono un po' arrabbiati con qualcuno; allora diciamo al Signore: Signore io sono arrabbiato con questo o con questa; io ti prego per lui e per lei. Pregare per coloro con i quali siamo arrabbiati è un bel passo in questa legge dell'amore. Lo facciamo? Facciamolo oggi!

4. Che missione ha questo popolo? Quella di portare nel mondo la speranza e la salvezza di Dio: essere segno dell’amore di Dio che chiama tutti all’amicizia con Lui; essere lievito che fa fermentare tutta la pasta, sale che dà il sapore e che preserva dalla corruzione, essere una luce che illumina. Attorno a noi, basta aprire un giornale, - l'ho detto - vediamo che la presenza del male c’è, il Diavolo agisce. Ma vorrei dire a voce alta: Dio è più forte! Voi credete questo: che Dio è più forte? Ma lo diciamo insieme, lo diciamo insieme tutti: Dio è più forte! E sapete perché è più forte? Perché Lui è il Signore, l'unico Signore. E vorrei aggiungere che la realtà a volte buia, segnata dal male, può cambiare, se noi per primi vi portiamo la luce del Vangelo soprattutto con la nostra vita. Se in uno stadio, pensiamo qui a Roma all’Olimpico, o a quello di San Lorenzo a Buenos Aires, in una notte buia, una persona accende una luce, si intravvede appena, ma se gli oltre settantamila spettatori accendono ciascuno la propria luce, lo stadio si illumina. Facciamo che la nostra vita sia una luce di Cristo; insieme porteremo la luce del Vangelo all’intera realtà.

5. Qual è il fine di questo popolo? Il fine è il Regno di Dio, iniziato sulla terra da Dio stesso e che deve essere ampliato fino al compimento, quando comparirà Cristo, vita nostra (cfr Lumen gentium, 9). Il fine allora è la comunione piena con il Signore, la familiarità con il Signore, entrare nella sua stessa vita divina, dove vivremo la gioia del suo amore senza misura, una gioia piena.

Cari fratelli e sorelle, essere Chiesa, essere Popolo di Dio, secondo il grande disegno di amore del Padre, vuol dire essere il fermento di Dio in questa nostra umanità, vuol dire annunciare e portare la salvezza di Dio in questo nostro mondo, che spesso è smarrito, bisognoso di avere risposte che incoraggino, che diano speranza, che diano nuovo vigore nel cammino. La Chiesa sia luogo della misericordia e della speranza di Dio, dove ognuno possa sentirsi accolto, amato, perdonato, incoraggiato a vivere secondo la vita buona del Vangelo. E per far sentire l’altro accolto, amato, perdonato, incoraggiato la Chiesa deve essere con le porte aperte, perché tutti possano entrare. E noi dobbiamo uscire da quelle porte e annunciare il Vangelo.

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Il video dell'Udienza Generale in piazza San Pietro:




martedì 11 giugno 2013

Mezzi della Grazia - Sacramenti o mezzi produttivi: Eucaristia - Catechismo di San Pio X

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PARTE III

MEZZI DELLA GRAZIA 

Sezione I - Sacramenti o mezzi produttivi


Capo IV 
Eucaristia



§ 1. Sacramento, istituzione, fine.


316. Che cos'è l'Eucaristia? 

L'Eucaristia è il sacramento che, sotto le apparenze del pane e del vino, contiene realmente Corpo, Sangue, Anima e Divinità del Nostro Signor Gesù Cristo per nutrimento delle anime. 

317. Qual è la materia dell'Eucaristia?
Materia dell'Eucaristia è il pane di frumento e il vino di uva. 

318. Qual è la forma dell'Eucaristia?
Forma dell'Eucaristia sono le parole di Gesù Cristo Questo é il Corpo mio; questo é il Calice del Sangue mio... sparso per voi e per molti a remissione dei peccati *. 
*Orazioni, II, Canone.

319. Chi è ministrò dell'Eucaristia?
Ministro dell'Eucaristia è il sacerdote il quale, pronunziando nella Messa le parole di Gesù Cristo, 
cambia il pane nel Corpo e il vino nel Sangue di Lui. 

320. Gesù Cristo quando istituì l'Eucaristia?
Gesù Cristo istituì l'Eucaristia nell'ultima Cena, prima della sua Passione, quando consacrò il pane e il vino, e li distribuì agli Apostoli come Corpo e Sangue suo, comandando che poi facessero altrettanto in sua memoria. 

321. Perchè Gesù Cristo istituì l'Eucaristia?
Gesù Cristo istituì l'Eucaristia, perchè fosse nella Messa il sacrificio permanente del Nuovo 
Testamento e nella comunione il cibo delle anime, a perpetuo ricordo del suo amore e della sua Passione e Morte. 

§2. Presenza reale di Gesù Cristo nell'Eucaristia.


322. Nell'Eucaristia c'è lo stesso Gesù Cristo che è in cielo, e che nacque in terra da Maria 
Vergine?
Nell'Eucaristia c'è lo stesso Gesù Cristo che è in cielo, e che nacque in terra da Maria Vergine. 

323. Perchè credete voi che Gesù Cristo è veramente nell'Eucaristia?
Credo che Gesù Cristo è veramente nell'Eucaristia, perchè Egli stesso disse Corpo e Sangue suo il pane e il vino consacrato, e perché così c'insegna la Chiesa; ma è un mistero, e grande mistero.

324. Che cos'è l'ostia prima della consacrazione?
L'ostia prima della consacrazione è pane. 

325. Dopo la consacrazione che cos'è l'ostia? 
Dopo la consacrazione l'ostia è il vero Corpo del Nostro Signor Gesù Cristo sotto le apparenze del 
pane. 

326. Nel calice prima della consacrazione che cosa si contiene?
Nel calice prima della consacrazione si contiene vino con alcune gocce d'acqua. 

327. Dopo la consacrazione che c'è nel calice?
Nel calice dopo la consacrazione c'è il vero Sangue del Nostro Signor Gesù Cristo sotto le 
apparenze del vino. 

328. Quando diventano Corpo e Sangue di Gesù il pane e il vino?
Il pane e il vino diventano Corpo e Sangue di Gesù al momento della consacrazione. 

329. Dopo la consacrazione non c'è più niente del pane e del vino?
Dopo la consacrazione non c'è più nè pane nè vino, ma ne restano solamente le specie o apparenze, senza la sostanza. 

330. Che cosa sono le specie o apparenze?
Le specie o apparenze sono tutto ciò che cade sotto i sensi, come la figura, i1 colore, l'odore, il 
sapore del pane e del vino. 

331. Sotto le apparenze del pane c'è solo il Corpo di Gesù Cristo, o sotto quelle del vino c'è solo il suo Sangue?
No, sotto le apparenze del pane c'è tutto Gesù Cristo, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità; e così 
sotto quelle del vino. 

332. Quando si rompe l'ostia in più parti, si rompe il Corpo di Gesù Cristo?
Quando si rompe l'ostia in più parti, non si rompe il Corpo di Gesù Cristo, ma solamente le specie 
del pane; e il Corpo del Signore rimane intero in ciascuna parte. 

333. Gesù Cristo si trova in tutte le ostie consacrate del mondo?
Si, Gesù Cristo si trova in tutte le ostie consacrate del mondo. 

334. Perchè si conserva nelle chiese la santissima Eucaristia?
La santissima Eucaristia si conserva nelle chiese, perchè i fedeli l'adorino, perchè la ricevano nella comunione, e perchè sentano in essa la perpetua assistenza e presenza di Gesù Cristo nella Chiesa. 

§ 3. Santa comunione, disposizioni, obbligo, effetti. 

335. Quante cose sono necessarie per fare una buona comunione? 
Per fare una buona comunione sono necessarie tre cose: 1° essere in grazia di Dio; 2° sapere e 
pensare chi si va a ricevere; 3° essere digiuno dalla mezzanotte. 

336. Che significa « essere in grazia di Dio » ?
Essere in grazia di Dio significa avere la coscienza monda da ogni peccato mortale. 

337. Chi si comunica sapendo d'essere in peccato mortale, riceve Gesù Cristo?
Chi si comunica sapendo d'essere in peccato mortale, riceve Gesù Cristo, ma non la sua grazia, anzi, commettendo un orribile sacrilegio, si rende meritevole di dannazione. 

338. Che significa « sapere e pensare chi si va a ricevere » ?
Sapere c pensare chi si va a ricevere significa accostarsi a Nostro Signor Gesù Cristo nell'Eucaristia con fede viva, con ardente desiderio e con profonda umiltà e modestia. 

339. Qual digiuno si richiede prima della comunione?
Prima della comunione si richiede il digiuno naturale ossia totale, che si rompe con qualunque cosa 
presa a modo di cibo o di bevanda. 

340. E' permessa mai la comunione a chi non è digiuno?
La comunione a chi non è digiuno, è permessa in pericolo di morte, e durante le lunghe malattie, 
nelle condizioni determinate dalla Chiesa. 

341. C'è obbligo di ricevere la comunione?
C'è obbligo di ricevere la comunione ogni anno a Pasqua, e in pericolo di morte, come viatico che 
sostenti l'anima nel viaggio all'eternità. 

342. A qual età comincia l'obbligo della comunione pasquale?
L'obbligo della comunione pasquale comincia all'età in cui si è capaci di farla con sufficienti 
disposizioni, cioè, d'ordinario, circa i sette anni. 

343. E' cosa buona e utile comunicarsi spesso? 
E' cosa ottima e utilissima comunicarsi spesso, anche tutti i giorni, purchè si faccia sempre con le 
dovute disposizioni. 

344. Dopo la comunione, quanto tempo resta in noi Gesù Cristo?
Dopo la comunione Gesù Cristo resta in noi finchè durano le specie eucaristiche. 

345. Quali effetti produce l'Eucaristia in chi la riceve degnamente? 

L'Eucaristia, in chi la riceve degnamente, conserva e accresce la grazia, che è la vita dell'anima, 
come fa il cibo per la vita del corpo; rimette i peccati veniali e preserva dai mortali; dà spirituale 

consolazione e conforto, accrescendo la carità e la speranza della vita eterna di cui è pegno.


§ 4. Santo Sacrificio della Messa.

346. L'Eucaristia è solo un sacramento?
L'Eucaristia non è solo un sacramento, ma é anche il sacrificio permanente del NuovoTestamento,
e come tale si chiama la santa Messa. 

347. Che cos'è il sacrificio?
Il sacrificio è la pubblica offerta a Dio d'una cosa che si distrugge per professare che Egli è il
Creatore e Padrone supremo, al quale tutto interamente è dovuto.

348. Che cos'è la santa Messa?
La santa Messa é il sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo che, sotto le specie del pane e del vino, si offre dal sacerdote a Dio sull'altare, in memoria e rinnovazione del sacrificio della Croce.

349. Il sacrificio della Messa è il sacrificio stesso della Croce?
Il sacrificio della Messa é il sacrificio stesso della Croce; solo c'è differenza nel modo di compierlo.

350. Che differenza c'è tra il sacrificio della Croce e quello della Messa?

Tra il sacrificio della Croce e quello della Messa c'è questa differenza, che Gesù Cristo, sulla Croce  si sacrificò dando volontariamente il proprio Sangue, e meritò ogni grazia per noi; invece sull'altare  Egli, senza spargere sangue, si sacrifica e si annienta misticamente pel ministero del sacerdote, e ci  applica i meriti del sacrificio della Croce.

351. Per quali. fini si offre a Dio la Messa?
La Messa si offre a Dio per rendergli il culto supremo di latria o adorazione, per ringraziarlo de'
suoi benefizi, per placarlo è dargli soddisfazione dei nostri peccati, e per ottener grazie, a vantaggi dei fedeli vivi e defunti.

352. La Messa non si offre anche ai Santi?
La Messa non si offre ai Santi, ma a Dio solo, anche quando si celebri in onor dei Santi: il sacrificio spetta solo al Creatore e Padrone supremo.

353. Siamo obbligati ad ascoltare la Messa?
Siamo obbligati ad ascoltare la Messa la domenica e le altre feste comandate; giova però assistervi spesso, per partecipare al più grande atto della Religione, sommamente grato a Dio e meritorio.

354. Qual è il modo più conveniente di assistere alla Messa?
Il modo più conveniente di assistere alla Messa è di offrirla a Dio in unione col sacerdote,
ripensando al sacrificio della Croce, cioè alla Passione e Morte del Signore, e comunicandosi: la
comunione è unione reale alla Vittima immolata, ed è perciò la maggior partecipazione al santo
Sacrificio.




domenica 9 giugno 2013

Il Vangelo della Domenica - Lc 7,11-17 (9 Giugno)

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«Io dico a te, alzati!», disse il Signore.
Il morto si levò ed egli lo diede alla madre. (Lc 7,14-15)


Vangelo Lc 7,11-17

Ragazzo, dico a te, àlzati!
Risurrezione del figlio della vedova di Nain

+Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.

Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.

Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.

Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».

Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.






LETTURE



Prima Lettura 1Re 17,17-24

Tuo figlio vive.

Dal primo libro dei Re

In quei giorni, il figlio della padrona di casa [la vedova di Sarepta di Sidòne] si ammalò. La sua malattia si aggravò tanto che egli cessò di respirare. Allora lei disse a Elìa: «Che cosa c’è tra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio figlio?».

Elìa le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo».

Il Signore ascoltò la voce di Elìa; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elìa prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elìa disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elìa: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua bocca è verità».




Seconda Lettura Gal 1,11-19; 

Si compiacque di rivelare in me il Figlio suo
perché lo annunciassi in mezzo alle genti.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati


Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.

Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri.

Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.

In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore.

giovedì 6 giugno 2013

Udienza Generale: Contrastare cultura dello spreco, oggi comandano i soldi non l'uomo. #PapaFrancesco

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Proseguiamo con la catechesi del Santo Padre Francesco all'udienza generale. Mercoledì 29 maggio ricordiamo la catechesi "Chiesa come famiglia di Dio". Ecco la catechesi di Mercoledì 5 giugno.

Nel mondo domina il denaro e la “cultura dello scarto”, che svilisce il rispetto dovuto tanto alla vita umana quanto al creato. Papa Francesco lo ha affermato con forza, all’udienza generale in Piazza San Pietro, ispirata dai temi dell’odierna Giornata mondiale dell’ambiente. Duro il monito del Papa sugli sprechi di cibo: ciò che “si butta è come se fosse rubato dalla mensa di chi è povero”.

Buttare” un povero, un bimbo non nato, o una persona anziana o disabile – che per alcuni è come se fossero morti – in quell’immondizia in cui specie gli ambienti ricchi si disfano delle cose inutili – e che siano esseri umani è relativo – è il frutto di un mondo dove si è perso lo “stupore” e “l’ascolto della creazione” e dove, viceversa, a essere minuziosamente accolto è, per esempio, l’andamento dei mercati. Con una catechesi incalzante, Papa Francesco richiama le coscienze, dei cristiani per primi, sulle assurdità di tale situazione. E, al solito, lo fa con esempi che non lasciano adito a troppe obiezioni. 

Udienza generale. 
Il Papa: contrastare cultura dello spreco, 
oggi comandano i soldi non l'uomo.
Piazza San Pietro
Mercoledì, 5 giugno 2013

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi vorrei soffermarmi sulla questione dell’ambiente, come ho avuto già modo di fare in diverse occasioni. Me lo suggerisce anche l’odierna Giornata Mondiale dell’Ambiente, promossa dalle Nazioni Unite, che lancia un forte richiamo alla necessità di eliminare gli sprechi e la distruzione di alimenti.

Quando parliamo di ambiente, del creato, il mio pensiero va alle prime pagine della Bibbia, al Libro della Genesi, dove si afferma che Dio pose l’uomo e la donna sulla terra perché la coltivassero e la custodissero (cfr 2,15). E mi sorgono le domande: Che cosa vuol dire coltivare e custodire la terra? Noi stiamo veramente coltivando e custodendo il creato? Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando? Il verbo “coltivare” mi richiama alla mente la cura che l’agricoltore ha per la sua terra perché dia frutto ed esso sia condiviso: quanta attenzione, passione e dedizione! Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti. Benedetto XVI ha ricordato più volte che questo compito affidatoci da Dio Creatore richiede di cogliere il ritmo e la logica della creazione. Noi invece siamo spesso guidati dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non la “custodiamo”, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura. Stiamo perdendo l’atteggiamento dello stupore, della contemplazione, dell’ascolto della creazione; e così non riusciamo più a leggervi quello che Benedetto XVI chiama “il ritmo della storia di amore di Dio con l’uomo”. Perché avviene questo? Perché pensiamo e viviamo in modo orizzontale, ci siamo allontanati da Dio, non leggiamo i suoi segni.

Ma il “coltivare e custodire” non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti umani. I Papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia ambientale. Noi stiamo vivendo un momento di crisi; lo vediamo nell’ambiente, ma soprattutto lo vediamo nell’uomo. La persona umana è in pericolo: questo è certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia. La Chiesa lo ha sottolineato più volte; e molti dicono: sì, è giusto, è vero… ma il sistema continua come prima, perché ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Quello che comanda oggi non è l'uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne. noi abbiamo questo compito! Invece uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la “cultura dello scarto”. Se si rompe un computer è una tragedia, ma la povertà, i bisogni, i drammi di tante persone finiscono per entrare nella normalità. Se una notte di inverno, qui vicino in via Ottaviano, per esempio, muore una persona, quella non è notizia. Se in tante parti del mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, quella non è notizia, sembra normale. Non può essere così! Eppure queste cose entrano nella normalità: che alcune persone senza tetto muoiano di freddo per la strada non fa notizia. Al contrario, un abbassamento di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce una tragedia. Uno che muore non è una notizia, ma se si abbassano di dieci punti le borse è una tragedia! Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti.

Questa “cultura dello scarto” tende a diventare mentalità comune, che contagia tutti. La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano. Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione. Una volta i nostri nonni erano molto attenti a non gettare nulla del cibo avanzato. Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici. Ricordiamo bene, però, che il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi.

Pochi giorni fa, nella Festa del Corpus Domini, abbiamo letto il racconto del miracolo dei pani: Gesù dà da mangiare alla folla con cinque pani e due pesci. E la conclusione del brano è importante: «Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi avanzati: dodici ceste» (Lc 9,17). Gesù chiede ai discepoli che nulla vada perduto: niente scarti! E c’è questo fatto delle dodici ceste: perché dodici? Che cosa significa? Dodici è il numero delle tribù d’Israele, rappresenta simbolicamente tutto il popolo. E questo ci dice che quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del necessario, ogni comunità può andare incontro ai bisogni dei più poveri. Ecologia umana ed ecologia ambientale camminano insieme.

Vorrei allora che prendessimo tutti il serio impegno di rispettare e custodire il creato, di essere attenti ad ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto, per promuovere una cultura della solidarietà e dell’incontro. Grazie.

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Il video dell'Udienza Generale in piazza San Pietro:





domenica 2 giugno 2013

Messaggio di Medjugorje a Mirjana - 2 Giugno 2013

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Il messaggio mensile dato alla veggente Mirjana “Per coloro che non hanno ancora conosciuto l’amore di Dio”

Messaggio di Medjugorje a Mirjana - 2 Giugno 2013


«Cari figli, in questo tempo inquieto io vi invito di nuovo ad incamminarvi dietro a mio Figlio, a seguirlo. Conosco i dolori, le sofferenze e le difficoltà, ma in mio Figlio vi riposerete, in Lui troverete la pace e la salvezza. Figli miei, non dimenticate che mio Figlio vi ha redenti con la sua croce e vi ha messi in grado di essere nuovamente figli di Dio e di chiamare di nuovo "Padre" il Padre Celeste. Per essere degni del Padre amate e perdonate, perché vostro Padre è amore e perdono. Pregate e digiunate, perché questa è la via verso la vostra purificazione, questa è la via per conoscere e comprendere il Padre Celeste. Quando conoscerete il Padre, capirete che soltanto Lui vi è necessario (la Madonna ha detto questo in modo deciso e accentuato). Io, come Madre, desidero i miei figli nella comunione di un unico popolo in cui si ascolta e pratica la Parola di Dio. Perciò, figli miei, incamminatevi dietro a mio Figlio, siate una cosa sola con Lui, siate figli di Dio. Amate i vostri pastori come li ha amati mio Figlio quando li ha chiamati a servirvi. Vi ringrazio!».


Per approfondimenti e commenti al messaggio vi invito come sempre a visitare il sito di Radio Maria.

Corpus Domini - Santissimo Corpo e Sangue di Cristo - Vangelo Lc 9,11b-17 (2 Giugno 2013)

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Gesù prese i cinque pani e i due pesci
e li diede ai discepoli,
perché li distribuissero alla folla. Alleluia. (Lc 9,16)


Vangelo Lc 9,11b-17
Tutti mangiarono a sazietà.

+Dal Vangelo secondo Luca


In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».

Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.





LETTURE



Prima Lettura Gen 14,18-20
Offrì pane e vino.

Dal libro della Gènesi

In quei giorni, Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole:

«Sia benedetto Abram dal Dio altissimo,
creatore del cielo e della terra,
e benedetto sia il Dio altissimo,
che ti ha messo in mano i tuoi nemici».

E [Abramo] diede a lui la decima di tutto.



Seconda Lettura 1Cor 11,23-26
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice,
voi annunciate la morte del Signore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».

Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

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