lunedì 30 gennaio 2012

Le Apparizioni di Medjugorje - Dove si trova Medjugorje?

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La chiesa parrocchiale di Međugorje vista dal Križevac
Međugorje (pronuncia croata e bosniaca [ˈmɛdʑu.ɡɔːrjɛ]), scritto anche Medjugorjeè una piccola località del comune di Čitluk, oggi parte del cantone dell'Erzegovina-Narenta, della Federazione di Bosnia-Erzegovina, in Bosnia-Erzegovina.

Il paese si trova ad un'altitudine di circa 200 metri sopra il livello del mare, e ha un clima tipicamente mediterraneo. I suoi cittadini sono prevalentemente di etnia croata e di numero circa pari a 4000 abitanti.

I luoghi delle Apparizioni
Il paese è la frazione principale di una parrocchia formata da cinque villaggi: Međugorje, Bijakovići, Vionica, Miletina e Šurmanci, con popolazione a maggioranza croata e cattolica, ed è situato alla base di due colline, il Križevac ed il Podbrdo (il nome Međugorje significa proprio "fra i monti"). Il suo patrono è san Giacomo.



L'impervia collina del Podbrdo
Podbrdo è una località della Bosnia-Erzegovina. Costituisce il luogo delle prime apparizioni della Vergine Maria a Medjugorje. Letteralmente, in croato, il termine indica la parte del volto sotto le labbra, in particolare il mento. In pratica si tratta della zona più bassa del monte Crnica, che sovrasta la frazione di Bijakovici, dove abitavano i sei veggenti al tempo delle prime apparizioni nel 1981.

Si tratta di una collina brulla e sassosa, che nei primi anni era raggiungibile attraverso un sentiero non facilmente praticabile, ma ad oggi, grazie ai milioni di pellegrini che lo hanno frequentato.

Statua di Maria sulla collina del Podbrdo
La devozione più comune per i pellegrini che salgono sulla collina delle apparizioni, è quella di pregare il Santo Rosario e meditarne i misteri. Per agevolare questa contemplazione, durante gli anni il sentiero del Podbro è stato arricchito di 15 tavole di bronzo raffiguranti i misteri della Gioia, del Dolore, della Gloria. 
Il Podbrdo è raggiungibile dal centro di Medjugorje attraverso un sentiero nei campi percorribile a piedi in circa 20 minuti, o comodamente con la strada ora asfaltata di circa 2 km.


Il monte Križevac
Križevac è il nome di un colle alto circa 500 metri che si innalza un chilometro a sud della località di Medjugorje in Bosnia Erzegovina.
Il suo vero nome è quello di monte Sipovac, praticamente unito al monte Crnica alla cui base è posto il Podbrdo. Il Križevac, insieme al Podbrdo ed alla chiesa parrocchiale dedicata a san Giacomo, è uno dei tre punti fondamentali di devozione per ogni cattolico che si rechi in pellegrinaggio a Međugorje. Sulla cima del colle è stata costruita una Croce monumentale, alta 8.5 metri e larga 3.5, in onore dell’Anno Santo della Redenzione 1933-'34, ad opera dei parrocchiani di Međugorje. La costruzione della croce è iniziata nel 1933 ed è stata completata nel 1934, e da quell'anno il monte Sipovac è stato chiamato appunto monte Križevac, monte della Croce. 
Križevac, il monte della Croce
Pare che uno dei motivi che spinse la popolazione ad erigere la croce furono delle piogge abbondanti che minacciavano i raccolti, per le quali il parroco di allora, Bernardin Smoljan, spinse i parrocchiani, nonostante la loro povertà, a costruire la croce a memoria dei 1900 anni dalla morte di Cristo.
Alcune reliquie della vera Croce di Gesù, ricevute da Roma per l’occasione, sono state inserite nell’asta della croce stessa.
Il 16 marzo 1934 fu celebrata la prima santa Messa ai piedi della croce. Nel settembre del 1935, il vescovo Alojzije Mišić ordinò che a Međugorje la Festa della Esaltazione della Santa Croce venisse celebrata ogni anno la prima domenica dopo la Festa della Natività di Maria, e che la messa fosse celebrata sul Križevac. Križevac è anche il nome della stessa Festa dell'Esaltazione della Santa Croce nella Parrocchia di Međugorje. Se fino al 1981 questa festa era per i parrocchiani e gli amici dei villaggi vicini, con l'inizio delle apparizioni della Regina della Pace è divenuta una celebrazione per i cattolici di tutto il mondo. Durante la settimana precedente al giorno della festa, la croce è illuminata di notte con migliaia di luci che annunciano l’imminenza della festa.

Di seguito ecco alcune immagini di Medjugorje dal satellite per capire meglio la localizzazione del paese!
Medjugorje ed i dintorni - Spalato; Mostar; Ragusa

La conca di Medjugorje 
Medjugorje nella penisola balcanica.

Medjugorje e la posizione geografica rispetto all'Italia




Le Apparizioni di Medjugorje:


1. L'Inizio delle Apparizioni

2. “Io sono la Beata Vergine Maria”

3. La persecuzione del regime comunista

4. Padre Jozo crede alle Apparizioni

5. I Segni straordinari del Sole e degli Astri

6. I sei veggenti di Medjugorje

Appendice: Dove si trova Medjugorje

Testimonianze:

A. Testimonianza di Vicka e Jakov di Medjugorje portati fisicamente dalla Madonna nell'aldilà. - Il viaggio di Vicka.

B. Testimonianza di Vicka e Jakov di Medjugorje portati fisicamente dalla Madonna nell'aldilà. - Il viaggio di Jakov.

mercoledì 25 gennaio 2012

‎- MESSAGGIO DA MEDJUGORJE DEL 25 GENNAIO 2012 -

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‎- MESSAGGIO DA MEDJUGORJE DEL 25 GENNAIO 2012 -


"Cari figli! Anche oggi vi invito con gioia ad aprire i vostri cuori e ad ascoltare la mia chiamata. Io desidero avvicinarvi di nuovo al mio cuore Immacolato dove troverete rifugio e pace. Apritevi alla preghiera affinché essa diventi gioia per voi. Attraverso la preghiera l’Altissimo vi darà l’abbondanza di grazia e voi diventerete le mie mani tese in questo mondo inquieto che anela alla pace. Figlioli, testimoniate la fede con le vostre vite e pregate affinché di giorno in giorno la fede cresca nei vostri cuori. Io sono con voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”


Per approfondimenti e commenti al messaggio vi invito come sempre a visitare il sito di Radio Maria.


Ecco le traduzioni del Messaggio della regina della Pace in inglese, francese e tedesco:


 Message, 25. January 2012

“Dear children! With joy, also today I call you to open your hearts and to listen to my call. Anew, I desire to draw you closer to my Immaculate Heart, where you will find refuge and peace. Open yourselves to prayer, until it becomes a joy for you. Through prayer, the Most High will give you an abundance of grace and you will become my extended hands in this restless world which longs for peace. Little children, with your lives witness faith and pray that faith may grow day by day in your hearts. I am with you. Thank you for having responded to my call.”

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Message, 25. janvier 2012
« Chers enfants, avec joie, aujourd'hui encore, je vous invite à ouvrir vos coeurs et à écouter mon appel. A nouveau je désire vous rapprocher de mon Coeur Immaculé, où vous trouverez refuge et paix. Ouvrez-vous à la prière, jusqu'à ce qu'elle devienne joie pour vous. A travers la prière, le Très-Haut vous donnera une abondance de grâce, et vous deviendrez mes mains étendues dans ce monde inquiet qui languit après la paix. Témoignez de la foi, petits enfants, par votre vie, et priez pour que la foi croisse de jour en jour dans vos coeurs. Je suis avec vous. Merci d’avoir répondu à mon appel.»
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 Botschaft, 25. Januar 2012
„Liebe Kinder! Mit Freude rufe ich euch auch heute: öffnet eure Herzen und hört meinen Ruf. Ich möchte euch von neuem meinem Unbefleckten Herzen näher bringen, wo ihr Zuflucht und Frieden finden werdet. Öffnet euch dem Gebet, bis es euch zur Freude wird. Durch das Gebet wird euch der Allmächtige die Fülle der Gnade geben und ihr werdet meine ausgestreckten Hände in dieser unruhigen Welt, die sich nach Frieden sehnt, werden. Meine lieben Kinder, bezeugt mit euren Leben den Glauben und betet, dass der Glaube von Tag zu Tag in euren Herzen wächst. Ich bin mit euch. Danke dass ihr meinem Ruf gefolgt seid!“


Siano lodati Gesù e Maria. Buona serata.


















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mercoledì 18 gennaio 2012

Discorso di Papa Paolo VI sull’esistenza del demonio.

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Qualche giorno fa abbiamo ripreso un'intervista a Padre Gabriele Amorth, con questo articolo vogliamo condividerne l'opera di divulgazione sull’esistenza del demonio. Già iniziata, come spesso ricorda il celebre esorcista, da Papa Paolo VI con la famosa udienza di mercoledì 15 novembre 1972 dedicata interamente a tale argomento secondo cui il male non è soltanto l’assenza del bene ma è favorito da «un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore, terribile realtà, misteriosa e paurosa [...] che chiamiamo il Demonio». E questa realtà, ammoniva papa Montini, «esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente». Ecco come ne parla don Amorth:
Paolo VI in un discorso del 15 novembre 1972 si poneva la domanda: “Qual è la necessità più grande della Chiesa di oggi? È la difesa da quel male che chiamiamo Demonio”. Purtroppo oggigiorno ci sono sacerdoti e Vescovi che non ci credono, e per questo a volte è molto difficile trovare degli esorcisti. Per tre secoli, per motivi vari, nella Chiesa cattolica latina praticamente si sono abbandonati gli esorcismi. Non si studia ormai più in teologia. I sacerdoti escono dal seminario senza conoscere queste cose. Esistono nazioni intere come la Germania, l’Austria a Svizzera o il Portogallo, che non hanno esorcisti.Ma si può dire che adesso c’è un leggero aumento degli esorcisti. Io ho cercato il più possibile di divulgare l’esistenza del demonio, di far conoscere la sua presenza. 
Riportiamo integralmente dal sito http://www.vatican.va/ il testo:

Udienza generale di PAOLO VI - Mercoledì, 15 novembre 1972

 «Liberaci dal male»

Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa?

Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male, che chiamiamo il Demonio.

Prima di chiarire il nostro pensiero invitiamo il vostro ad aprirsi alla luce della fede sulla visione della vita umana, visione che da questo osservatorio spazia immensamente e penetra in singolari profondità. E, per verità, il quadro che siamo invitati a contemplare con globale realismo è molto bello. È il quadro della creazione, l’opera di Dio, che Dio stesso, come specchio esteriore della sua sapienza e della sua potenza, ammirò nella sua sostanziale bellezza (Cfr. Gen. 1, 10, etc.).

Poi è molto interessante il quadro della storia drammatica della umanità, dalla quale storia emerge quella della redenzione, quella di Cristo, della nostra salvezza, con i suoi stupendi tesori di rivelazione, di profezia, di santità, di vita elevata a livello soprannaturale, di promesse eterne (Cfr. Eph. 1, 10). A saperlo guardare questo quadro non si può non rimanere incantati (Cfr. S. AUG. Soliloqui): tutto ha un senso, tutto ha un fine, tutto ha un ordine, e tutto lascia intravedere una Presenza-Trascendenza, un Pensiero, una Vita, e finalmente un Amore, così che l’universo, per ciò che è e per ciò che non è, si presenta a noi come una preparazione entusiasmante e inebriante a qualche cosa di ancor più bello ed ancor più perfetto (Cfr. 1 Cor. 2, 9; 13, 12; Rom. 8, 19-23). La visione cristiana del cosmo e della vita è pertanto trionfalmente ottimista; e questa visione giustifica la nostra gioia e la nostra riconoscenza di vivere per cui celebrando la gloria di Dio noi cantiamo la nostra felicità (Cfr. il Gloria della Messa).


L’INSEGNAMENTO BIBLICO

Ma è completa questa visione? è esatta? Nulla ci importano le deficienze che sono nel mondo? le disfunzioni delle cose rispetto alla nostra esistenza? il dolore, la morte? la cattiveria, la crudeltà, il peccato, in una parola, il male? e non vediamo quanto male è nel mondo? specialmente, quanto male morale, cioè simultaneamente, sebbene diversamente, contro l’uomo e contro Dio? Non è forse questo un triste spettacolo, un inesplicabile mistero? E non siamo noi, proprio noi cultori del Verbo i cantori del Bene, noi credenti, i più sensibili, i più turbati dall’osservazione e dall’esperienza del male? Lo troviamo nel regno della natura, dove tante sue manifestazioni sembrano a noi denunciare un disordine. Poi lo troviamo nell’ambito umano, dove incontriamo la debolezza, la fragilità, il dolore, la morte, e qualche cosa di peggio; una duplice legge contrastante, una che vorrebbe il bene, l’altra invece rivolta al male, tormento che S. Paolo mette in umiliante evidenza per dimostrare la necessità e la fortuna d’una grazia salvatrice, della salute cioè portata da Cristo (Cfr. Rom. 7); già il poeta pagano aveva denunciato questo conflitto interiore nel cuore stesso dell’uomo: video meliora proboque, deteriora sequor (OVIDIO, Met. 7, 19). Troviamo il peccato, perversione della libertà umana, e causa profonda della morte, perché distacco da Dio fonte della vita (Rom. 5, 12), e poi, a sua volta, occasione ed effetto d’un intervento in noi e nel nostro mondo d’un agente oscuro e nemico, il Demonio. Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa.

Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni. Il problema del male, visto nella sua complessità, e nella sua assurdità rispetto alla nostra unilaterale razionalità, diventa ossessionante. Esso costituisce la più forte difficoltà per la nostra intelligenza religiosa del cosmo. Non per nulla ne soffrì per anni S. Agostino: Quaerebam unde malum, et non erat exitus, io cercavo donde provenisse il male, e non trovavo spiegazione (S. Aug. Confess. VII, 5, 7, 11, etc.; PL, 32, 736, 739).

Ed ecco allora l’importanza che assume l’avvertenza del male per la nostra corretta concezione cristiana del mondo, della vita, della salvezza. Prima nello svolgimento della storia evangelica al principio della sua vita pubblica: chi non ricorda la pagina densissima di significati della triplice tentazione di Cristo? Poi nei tanti episodi evangelici, nei quali il Demonio incrocia i passi del Signore e figura nei suoi insegnamenti? (P. es. Matth. 12, 43) E come non ricordare che Cristo, tre volte riferendosi al Demonio, come a suo avversario, lo qualifica «principe di questo mondo»? (Io. 12, 31; 14, 30; 16, 11) E l’incombenza di questa nefasta presenza è segnalata in moltissimi passi del nuovo Testamento. S. Paolo lo chiama il «dio di questo mondo» (2 Cor. 4, 4), e ci mette sull’avviso sopra la lotta al buio, che noi cristiani dobbiamo sostenere non con un solo Demonio, ma con una sua paurosa pluralità: «Rivestitevi, dice l’Apostolo, dell’armatura di Dio per poter affrontare le insidie del diavolo, poiché la nostra lotta non è (soltanto) col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell’aria» (Eph. 6, 11-12).

E che si tratti non d’un solo Demonio, ma di molti, diversi passi evangelici ce lo indicano (Luc. 11, 21; Marc. 5, 9); ma uno è principale: Satana, che vuol dire l’avversario, il nemico; e con lui molti, tutti creature di Dio, ma decadute, perché ribelli e dannate (Cfr. DENZ.-SCH. 800-428); tutte un mondo misterioso, sconvolto da un dramma infelicissimo, di cui conosciamo ben poco.

IL NEMICO OCCULTO CHE SEMINA ERRORI

Conosciamo tuttavia molte cose di questo mondo diabolico, che riguardano la nostra vita e tutta la storia umana. Il Demonio è all’origine della prima disgrazia dell’umanità; egli fu il tentatore subdolo e fatale del primo peccato, il peccato originale (Gen. 3; Sap. 1, 24). Da quella caduta di Adamo il Demonio acquistò un certo impero su l’uomo, da cui solo la Redenzione di Cristo ci può liberare. È storia che dura tuttora: ricordiamo gli esorcismi del battesimo ed i frequenti riferimenti della sacra Scrittura e della liturgia all’aggressiva e alla opprimente «potestà delle tenebre» (Cfr. Luc. 22, 53; Col. 1, 13). È il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana. Da ricordare la rivelatrice parabola evangelica del buon grano e della zizzania, sintesi e spiegazione dell’illogicità che sembra presiedere alle nostre contrastanti vicende: inimicus homo hoc fecit (Matth. 13, 28). È «l’omicida fin d a principio . . . e padre della menzogna», come lo definisce Cristo (Cfr. Io. 8, 44-45); è l’insidiatore sofistico dell’equilibrio morale dell’uomo. È lui il perfido ed astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi, per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all’apparenza conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre istintive, profonde aspirazioni.

Sarebbe questo sul Demonio e sull’influsso, ch’egli può esercitare sulle singole persone, come su comunità, su intere società, o su avvenimenti, un capitolo molto importante della dottrina cattolica da ristudiare, mentre oggi poco lo è. Si pensa da alcuni di trovare negli studi psicanalitici e psichiatrici o in esperienze spiritiche, oggi purtroppo tanto diffuse in alcuni Paesi, un sufficiente compenso. Si teme di ricadere in vecchie teorie manichee, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose. Oggi si preferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, salvo poi prestar fede a tante gratuite ubbie magiche o popolari, o peggio aprire la propria anima - la propria anima battezzata, visitata tante volte dalla presenza eucaristica e abitata dallo Spirito Santo! - alle esperienze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle seduzioni ideologiche degli errori di moda, fessure queste attraverso le quali il Maligno può facilmente penetrare ed alterare l’umana mentalità. Non è detto che ogni peccato sia direttamente dovuto ad azione diabolica (Cfr. S. TH. 1, 104, 3); ma è pur vero che chi non vigila con certo rigore morale sopra se stesso (Cfr. Matth. 12, 45; Eph. 6, 11) si espone all’influsso del mysterium iniquitatis, a cui San Paolo si riferisce (2 Thess. 2 , 3-12), e che rende problematica l’alternativa della nostra salvezza.

La nostra dottrina si fa incerta, oscurata com’è dalle tenebre stesse che circondano il Demonio. Ma la nostra curiosità, eccitata dalla certezza della sua esistenza molteplice, diventa legittima con due domande. Vi sono segni, e quali, della presenza dell’azione diabolica? e quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo?

PRESENZA DELL'AZIONE DEL MALIGNO

La risposta alla prima domanda impone molta cautela, anche se i segni del Maligno sembrano talora farsi evidenti (Cfr. TERTULL. Apol. 23). Potremo supporre la sua sinistra azione là dove la negazione di Dio si fa radicale, sottile ed assurda, dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità evidente, dove l’amore è spento da un egoismo freddo e crudele, dove il nome di Cristo è impugnato con odio cosciente e ribelle (Cfr. 1 Cor. 16, 22; 12, 3), dove lo spirito del Vangelo è mistificato e smentito, dove la disperazione si afferma come l’ultima parola, ecc. Ma è diagnosi troppo ampia e difficile, che noi non osiamo ora approfondire e autenticare, non però priva per tutti di drammatico interesse, a cui anche la letteratura moderna ha dedicato pagine famose (Cfr. ad es. le opere di Bernanos, studiate da CH. MOELLER, Littér. du XXe siècle, I, p. 397 ss.; P. MACCHI, Il volto del male in Bernanos; cfr. poi Satan, Etudes Carmélitaines, Desclée de Br. 1948). Il problema del male rimane uno dei più grandi e permanenti problemi per lo spirito umano, anche dopo la vittoriosa risposta che vi dà Gesù Cristo. «Noi sappiamo, scrive l’Evangelista S. Giovanni, che siamo (nati) da Dio, e che tutto il mondo è posto sotto il maligno» (1 Io. 5, 19).

LA DIFESA DEL CRISTIANO

All’altra domanda: quale difesa, quale rimedio opporre alla azione del Demonio? la risposta è più facile a formularsi, anche se rimane difficile ad attuarsi. Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal peccato ci ripara per ciò stesso dall’invisibile nemico. La grazia è la difesa decisiva. L’innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell’armatura d’un soldato le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano (Cfr. Rom. 13, 1 2 ; Eph. 6, 11, 14, 17; 1 Thess. 5; 8). Il cristiano dev’essere militante; dev’essere vigilante e forte (1 Petr. 5, 8); e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare certe incursioni diaboliche; Gesù lo insegna indicando il rimedio «nella preghiera e nel digiuno» (Marc. 9, 29). E l’Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci nel bene il male» (Rom. 12, 21; Matth. 13, 29).



Con la consapevolezza perciò delle presenti avversità in cui oggi le anime, la Chiesa, il mondo si trovano noi cercheremo di dare senso ed efficacia alla consueta invocazione della nostra principale orazione: «Padre nostro, . . . liberaci dal male!».

A tanto giovi anche la nostra Apostolica Benedizione.

mercoledì 11 gennaio 2012

Il Padre Nostro

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Riprendiamo il nostro percorso nelle preghiere del cristiano prendendo in considerazione la preghiera del Signore: il Padre Nostro. Lo faremo con l'aiuto indispensabile del Catechismo della Chiesa Cattolica (in particolare del Compendio).

                                                        Padre Nostro
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,


sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.


     Pater Noster

Pater noster, qui es in cælis:
sanctificétur Nomen Tuum:
advéniat Regnum Tuum:
fiat volúntas Tua,
sicut in cælo, et in terra.
Panem nostrum 
cotidiánum da nobis hódie,
et dimítte nobis débita nostra,  
sicut et nos 
dimíttimus debitóribus nostris.
et ne nos indúcas in tentatiónem; 
sed líbera nos a Malo.


Seguendo il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, troviamo al numero 578  quale sia l'origine della preghiera del Padre Nostro: Gesù ci ha insegnato questa preghiera cristiana insostituibile, il Padre nostro, un giorno in cui un discepolo, vedendolo pregare, gli chiese: «Insegnaci a pregare» (Lc 11,1). Il Padre Nostro è chiamato «Orazione domenicale», cioè «la preghiera del Signore», perché ci è stato insegnato dallo stesso Signore Gesù. La tradizione liturgica della Chiesa ha sempre usato il testo di san Matteo (6,9-13).
 Il Padre Nostro è più di una preghiera, (numero 579 del Compendio) è la «sintesi di tutto il Vangelo» (Tertulliano), «la preghiera perfettissima» (san Tommaso d'Aquino). Situato al centro del Discorso della Montagna (Mt 5-7), riprende sotto forma di preghiera il contenuto essenziale del Vangelo.

  « PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI » (numeri 582 - 586 del Compendio)

Possiamo osare avvicinarci in piena confidenza al Padre perché Gesù, il nostro Redentore, ci introduce davanti al Volto del Padre, e il suo Spirito fa di noi dei figli. Possiamo così pregare il Padre Nostro con una fiducia semplice e filiale, una gioiosa sicurezza e un'umile audacia, con la certezza di essere amati ed esauditi.

Possiamo invocare il «Padre» perché il Figlio di Dio fatto uomo ce lo ha rivelato e il suo Spirito ce lo fa conoscere. L'invocazione del Padre ci fa entrare nel suo mistero con uno stupore sempre nuovo, e suscita in noi il desiderio di un comportamento filiale. Con la preghiera del Signore siamo quindi consapevoli di essere figli del Padre nel Figlio.

 «Nostro» esprime una relazione totalmente nuova con Dio. Quando preghiamo il Padre, lo adoriamo e lo glorifichiamo con il Figlio e lo Spirito. Siamo in Cristo il «suo» Popolo, e lui è il «nostro» Dio, da ora e per l'eternità. Diciamo, infatti, Padre «nostro», perché la Chiesa di Cristo è la comunione di una moltitudine di fratelli che hanno «un cuore solo e un'anima sola» (At 4,32).

 L'espressione biblica «che sei nei cieli»  non indica un luogo, ma un modo di essere:  Dio è al di là e al di sopra di tutto. Essa designa la maestà, la santità di Dio, e anche la sua presenza nel cuore dei giusti. Il cielo, o la Casa del Padre, costituisce la vera patria verso cui tendiamo nella speranza, mentre siamo ancora sulla terra. Noi viviamo già in essa «nascosti con Cristo in Dio» (Col 3,3).


LE SETTE DOMANDE (numeri 587 - 598 del Compendio)

 La preghiera del Signore contiene sette domande a Dio Padre. Le prime tre, più teologali, ci portano verso di lui, per la sua gloria: è proprio dell'amore pensare innanzitutto a colui che si ama. Esse suggeriscono che cosa dobbiamo in particolare domandargli: la santificazione del suo Nome, l'avvento del suo Regno, la realizzazione della sua volontà. 


  • «Sia santificato il tuo nome»: Santificare il Nome di Dio è innanzitutto una lode che riconosce Dio come Santo. Infatti, Dio ha rivelato il suo santo Nome a Mosè e ha voluto che il suo popolo gli fosse consacrato come una nazione santa in cui egli dimora. Santificare il Nome di Dio che ci chiama «alla santificazione» (1 Ts 4,7) è desiderare che la consacrazione battesimale vivifichi tutta la nostra vita. Inoltre, è domandare, con la nostra vita e con la nostra preghiera, che il Nome di Dio sia conosciuto e benedetto da ogni uomo.
  • «Venga il tuo Regno»: La Chiesa invoca la venuta finale del Regno di Dio attraverso il ritorno di Cristo nella gloria. Ma la Chiesa prega anche perché il Regno di Dio cresca fin da oggi mediante la santificazione degli uomini nello Spirito e, grazie al loro impegno, con il servizio della giustizia e della pace, secondo le Beatitudini. Questa domanda è il grido dello Spirito e della Sposa: «Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22,20).
  • «Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra» La volontà del Padre è che «tutti gli uomini siano salvati» (1 Tm 2,3). Per questo Gesù è venuto: per compiere perfettamente la Volontà salvifica del Padre. Noi preghiamo Dio Padre di unire la nostra volontà a quella del Figlio suo, sull'esempio di Maria Santissima e dei Santi. Domandiamo che il suo disegno benevolo si realizzi pienamente sulla terra come già nel cielo. È mediante la preghiera che possiamo «discernere la volontà di Dio» (Rm 12,2) e ottenere la «costanza per compierla» (Eb 10,36).

 Le ultime quattro domande presentano al Padre di misericordia le nostre miserie e le nostre attese. Gli chiedono di nutrirci, di perdonarci, di sostenerci nelle tentazioni e di liberarci dal Maligno. 

  •  «Dacci oggi il nostro pane quotidiano»: Chiedendo a Dio, con l'abbandono fiducioso dei figli, il nutrimento quotidiano necessario a tutti per la propria sussistenza, riconosciamo quanto Dio nostro Padre sia buono al di là di ogni bontà. Domandiamo anche la grazia di saper agire perché la giustizia e la condivisione permettano all'abbondanza degli uni di sopperire ai bisogni degli altri. Poiché «l'uomo non vive soltanto di pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4), questa domanda riguarda ugualmente la fame della Parola di Dio e quella del Corpo di Cristo ricevuto nell'Eucaristia, come pure la fame dello Spirito Santo. Noi lo domandiamo con una confidenza assoluta, per oggi, l'oggi di Dio, e questo ci viene dato soprattutto nell'Eucaristia, che anticipa il banchetto del Regno che verrà.
  • «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori»: Chiedendo a Dio Padre di perdonarci, ci riconosciamo peccatori dinanzi a lui. Ma confessiamo al tempo stesso la sua misericordia, perché, nel Figlio suo e attraverso i sacramenti, «riceviamo la redenzione, la remissione dei peccati» (Col 1,14). La nostra domanda, tuttavia, verrà esaudita solo a condizione che noi, prima, abbiamo a nostra volta perdonato. Com'è possibile il perdono? La misericordia penetra nel nostro cuore solo se noi pure sappiamo perdonare, perfino ai nostri nemici. Ora, anche se per l'uomo sembra impossibile soddisfare a questa esigenza, il cuore che si offre allo Spirito Santo può, come Cristo, amare fino all'estremo della carità, tramutare la ferita in compassione, trasformare l'offesa in intercessione. Il perdono partecipa della misericordia divina, ed è un vertice della preghiera cristiana.
  • «Non ci indurre in tentazione»: Noi domandiamo a Dio Padre di non lasciarci soli e in balia della tentazione. Domandiamo allo Spirito di saper discernere, da una parte, fra la prova che fa crescere nel bene e la tentazione che conduce al peccato e alla morte, e, dall'altra, fra essere tentati e consentire alla tentazione. Questa domanda ci unisce a Gesù che ha vinto la tentazione con la sua preghiera. Essa sollecita la grazia della vigilanza e della perseveranza finale.
  • «Ma liberaci dal Male»: Il Male indica la persona di Satana, che si oppone a Dio e che è «il seduttore di tutta la terra» (Ap 12,9). La vittoria sul diavolo è già conseguita da Cristo. Ma noi preghiamo affinché la famiglia umana sia liberata da Satana e dalle sue opere. Domandiamo anche il dono prezioso della pace e la grazia dell'attesa perseverante della venuta di Cristo, che ci libererà definitivamente dal Maligno.

Cosa significa l'Amen finale? «Al termine della preghiera, tu dici: Amen, sottoscrivendo con l'Amen, che significa "Così sia", tutto ciò che è contenuto nella preghiera, insegnata da Dio» (san Cirillo di Gerusalemme).


martedì 10 gennaio 2012

Intervista a Padre Gabriele Amorth. Il mondo occidentale viaggia a vista nelle tenebre?

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Riportiamo un'intervista a Padre Gabriele Amorth, nella quale analizza la situazione attuale del mondo alla luce delle parole dell'Angelus dell'Epifania del Santo Padre e del messaggio della Madonna a Fatima e Medjugorje.
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Nel giorno dell'Epifania, il Papa - all'Angelus - ha detto che il mondo occidentale viaggia a vista nelle tenebre. Chiediamo il parere di padre Gabriele Amorth, decano degli esorcisti. 
Padre Amorth, condivide l'analisi del Papa? 
"Certo, ma succede questo perché l'Occidente, l'Europa e l'Italia hanno rinunciato a Dio, lo hanno messo fuori. E quando fai questo, ti schieri col nemico che è Satana". 
Ossia? 
"L'occidente, almeno per ora, ha scelto Satana. E stancherà il Signore, che ammonisce, rincuora, provvede, ma alla fine stanga". 
La crisi ? 
"Certo, come considerate i suicidi che stanno avvenendo? Il suicidio è una delle conseguenze del piano satanico. L'uomo ripone tutto nella mani degli altri uomini, dell'economia e della finanza e dimentica che chi comanda è Dio. Da questo punto di vista, l'attuale crisi è una insidia satanica per dividere l'uomo da Dio".
Ma chi vincerà?
"Dio. Del resto a Fatima le cose erano chiare. La Madonna aveva previsto tante di quelle cose, però alla fine avrebbe vinto il suo cuore Immacolato. Ma attenzione che nei piani di Satana ci sta anche la guerra atomica".
La guerra atomica?
"Indubbiamente. Come spiegare le recenti vittime cristiane? Non tutti gli islamici sono come quelli, ma il Demonio si scatena e vuole l'odio".
Medjugorje, lei è favorevole:
"Certo è una cosa che è buona, una grazia e non un inganno. La Santa Sede ha nominato una commissione. Gli alberi si vedono dai frutti e i frutti sono buoni, ottimi. Il nemico ha creato due livelli: allontanare da Dio e fare trionfare l'ateismo. In Europa ci sta riuscendo".





martedì 3 gennaio 2012

Messaggio a Mirjana - 2 Gennaio 2012 a Medjugorje

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Messaggio a Mirjana - 2 Gennaio 2012 a Medjugorje


«Cari figli, mentre con materna preoccupazione guardo nei vostri cuori, vedo in essi dolore e sofferenza; vedo un passato ferito e una ricerca continua; vedo i miei figli che desiderano essere felici, ma non sanno come. Apritevi al Padre. Questa è la via alla felicità, la via per la quale io desidero guidarvi. Dio Padre non lascia mai soli i suoi figli e soprattutto non nel dolore e nella disperazione. Quando lo comprenderete ed accetterete  sarete felici. La vostra ricerca si concluderà. Amerete e non avrete timore. La vostra vita sarà la speranza e la verità che è mio Figlio. Vi ringrazio.
Vi prego: pregate per coloro che mio Figlio ha scelto. Non dovete giudicare, perché tutti saranno giudicati».


Ecco le traduzioni del messaggio in inglese, portoghese, tedesco e spagnolo:

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Medjugorje Message, January 2, 2012 - Apparitions to Mirjana
“Dear children; As with motherly concern I look in your hearts, in them I see pain and suffering; I see a wounded past and an incessant search; I see my children who desire to be happy but do not know how. Open yourselves to the Father. That is the way to happiness, the way by which I desire to lead you. God the Father never leaves His children alone, especially not in pain and despair. When you comprehend and accept this, you will be happy. Your search will end. You will love and you will not be afraid. Your life will be hope and truth which is my Son. Thank you. I implore you, pray for those whom my Son has chosen. Do not judge because you will all be judged.”
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MEDJUGORJE - Mirjana Dragicevic Soldo - Mensagem de Nossa Senhora em 02/01/2012
"Queridos filhos, Como eu olho seus corações com solicitude materna, neles eu vejo dor e sofrimento, eu vejo um passado ferido e uma busca incessante, eu vejo os meus filhos que desejam ser felizes, mas não sabem como. Abram-se ao Pai. Esse é o caminho para a felicidade, o caminho pelo qual eu desejo conduzir-vos. Deus, o Pai, nunca deixa seus filhos sozinhos, especialmente na dor e no desespero. Quando vocês compreenderem e aceitarem isso, vocês serão felizes. Sua busca vai acabar. Vocês vão amar e não terão medo. Sua vida será esperança e verdade que é o meu Filho. Obrigada. Eu imploro a vocês, rezem por aqueles a quem o meu Filho escolheu. Não julguem, porque vocês todos serão julgados."
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MEDJUGORJE - Botschaft an die Seherin Mirjana 2. JANUAR 2012
„Liebe Kinder! Während ich mit mütterlicher Besorgnis in eure Herzen schaue, sehe ich in ihnen Schmerz und Leid; ich sehe die verwundeteVergangenheit und die unaufhörliche Suche; ich sehe meine Kinder, die glücklich sein wollen, aber sie wissen nicht, wie. Öffnet euch demVater. Das ist der Weg zum Glück – der Weg durch denn ich euch führen möchte. Gott der Vater lässt Seine Kinder niemals alleine, vor allem nicht in Schmerz und Verzweiflung. Wenn ihr dies begreift und annehmt, werdet ihr glücklich sein und eure Suche wird beendet sein. Ihr werdet lieben, werdet euch aber nicht fürchten. Euer Leben wirdHoffnung und Wahrheit sein, die mein Sohn ist. Ich danke euch. Ich bitte euch, betet für jene, die mein Sohn auserwählt hat. Richtet nicht, denn ihr alle werdet gerichtet werden.“
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MEDJUGORJE - Mensaje, 02. enero 2012
 "Queridos hijos, mientras con preocupación maternal miro sus corazones, veo en ellos dolor y sufrimiento. Veo un pasado herido y una búsqueda continua. Veo a mis hijos que desean ser felices, pero no saben cómo. ¡Ábranse al Padre! Ese es el camino a la felicidad, el camino por el que deseo guiarlos. Dios Padre jamás deja solos a sus hijos, menos aún en el dolor y en la desesperación. Cuando lo comprendan y lo acepten serán felices. Su búsqueda terminará. Amarán y no tendrán temor. Su vida será esperanza y verdad, que es mi Hijo. ¡Les agradezco! Les pido: oren por quienes mi Hijo ha elegido. No deben juzgarlos, porque todos serán juzgados."

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